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Guerra e pace in pizzeria alla Garbatella

Ecco cosa succede davanti a una pizza. Guerra e pace in pizzeria alla Garbatella una fotopoesia , molto animata, del duo Dolce-Gentile.

© Vincenzo Gentile

Guerra e pace in pizzeria alla Garbatella
di Giuseppe Dolce

In una pizzeria alla Garbatella
una coppia con figli sta mangiando,
romana, quindi rumorosamente.
Maleducati, pensa in solitudine
il vicino di tavolo.
Sembra che litighino, ma poi ridono.
Bestemmiano col crocifisso al collo,
proprio sotto l’orecchio, tatuato.
Imparerebbero l’educazione
solo sotto la guerra, con le bombe,
il pane razionato: altro che pizza.
Come mio padre, e come mio nonno,
rumina l’avventore solitario.
I bambini si lanciano molliche
ben appallottolate.
Male educati, ma questo è un po’ troppo.
– Chiedete scusa, porci!
grida la madre ai bimbi.
– Pardòn. Si fâmo sempre riconosce.
Allora l’uomo vorrebbe rispondere
che suo nonno e suo padre e ogni soldato,
se ci si pensa bene, ha combattuto
sperando che mai più si combattesse
e che ogni padre, invece di sparare,
uccidere e morire,
potesse lavorare (neanche tanto)
e mangiare la pizza coi suoi figli,
con la moglie e gli amici,
così se avesse avuto una visione
di quella famigliola schiamazzante
in una pizzeria alla Garbatella,
non importa in che tempo e in che guerra
rischiasse di morire,
avrebbe detto: – Ecco, è proprio questo
quello per cui combatto.
Ma ecco che di colpo il padre sbraita,
urla improperi alla moglie e ai figli,
ne nasce un parapiglia,
i camerieri avvertono il padrone,
che prima grida e poi offre da bere
alla famiglia purché se ne vada.
E dunque l’avventore solitario
tace, pensando che non è arrivata
l’ora per dire quelle belle cose.
(Dicono poi che al momento del conto
quel tale tutto assorto nei pensieri
scoprì che aveva pagato per lui
Mister Trambusti e che Lady Caciotta
chiedeva scusa a nnome de li fijji,
ma non si sa se la voce sia vera).




Di giuseppe dolce

Le canzoni di aka Giuseppe Dolce, cantautore romano, sono ispirate a quello che succede nella vita, a Paolo Conte, a Tom Waits, a Enzo Jannacci, alle canzoni italiane dimenticate, ai blues indimenticabili e alle melodie nascoste tra le corde della chitarra.