“Vite minuscole” di Pierre Michon (Adelphi), nessuna minuzia esistenziale, piuttosto vite a piede di nota.
“Vite minuscole” di Pierre Michon (Adelphi), nessuna minuzia esistenziale, piuttosto vite a piede di nota.
Un libro bruegeliano? O forse un’opera-mondo? Reykjavik è una delle mappe disegnate de “L’orchestra” di Chloé Perarnau che esce per Gallucci.
Da Checco er Carrettiere, per me la mejo carbonara de Roma.
Il terribile effetto delle scarpe curative nella vita amorosa di un bambino da “Amarsi a Roma. Guida per cuori sbandati” (Ponte Sisto).
Band apart. La foto reca il nome di una località vicino Roma, Genzano, e di un fotografo. Mandolini e trombe. Baffi ovunque – una moda apparentemente militare. Due cani persino. Uno piccolo in braccio. Uno che guarda in obbiettivo. Un ciuco financo. Una bicicletta a scatto fisso, con manubrio dritto e liscio per un trombiettere più veloce. Chiaro chi comanda, chi dirige, chi temerario fissa il fotografo e allo stesso tempo tiene a sé il filo di tutta la armonia alterna del gruppo racchiusa in un libro di esecuzioni. Giocosa, gioiosa, seria, in qualcuno – il tipo basso seduto dietro il velocipede – costernata. Difficile immaginare un accordo di suoni in questo manipolo di diversità.
E alla fine me ne sono andato da solo, una poesia da “Cieli celesti” (Fazi).