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Nereo

Nereo, si chiamava così.

Nereo, si chiamava così. O – con incipit pennacchiano (da Pennacchi) “quando Nereo era Nereo”.

Prima di cadere sul lavoro, prima di cadere nella vita – ovvero investito, che andare in giro era la sua proncipale occupazione – Nereo era un “con fissa dimora”. All’aperto su corso d’Italia a Roma.

Ma molti se lo ricordano anche a Castro Pretorio, con la sua bicicletta e l’aria un po’ burbera e ritrosa di chi non chiede soldi per penuria o bisogno.

Di chi, insomma, non fa dipendere da un suo sorriso o piuttosto da un atteggiamento richiedente o impositivo il suo sostentamento.

La cosa che colpiva in Nereo era la completa assenza di misure di avvicinamento. E questo lo rendeva speciale. Speciale il suo stare fermo lì.

Come speciale e unico è rimasto questo piccolo santuario del suo avere fissa dimora in una risacca alta del Muro Torto.

E speciale la sua assenza.