Il diario di una magica – per la presenza del protagonista – presentazione a scuola del libro di Isabella Labate (su testo di Fausta Orecchio) “Il bambino del tram” (orecchio acerbo) e due tavole tratte dal libro.
Tra i numerosi vantaggi del lavorare come insegnante c’è quello, impagabile, di essere immersi nella cultura. Forse ciò non è visibile al di fuori della scuola e anche i ragazzi, così giovani, giustamente non se ne rendono conto. Ma se ne ricorderanno in futuro.
Alcuni giorni fa insieme ai ragazzi della mia scuola ho incontrato Emanuele Di Porto, bambino scampato al rastrellamento del Ghetto Ebraico di Roma del giorno 16 ottobre 1943.
Salvato dal coraggio della madre Virginia che lo butta letteralmente giù dal camion dei nazisti urlando che non è ebreo. Emanuele si allontana e sale su un tram e con semplicità e schiettezza dice “So ebreo. Me stanno a cercà i tedeschi”.
E così viene salvato una seconda volta, dai tramvieri dell’ATAC, che lo tengono per tre giorni sui mezzi viaggianti nella città dandogli da mangiare e una coperta per dormire. E permettendogli quindi di riabbracciare il padre e i fratelli e tornare nella casa dove Virginia, invece, non farà mai ritorno.
I ragazzi della scuola hanno sommerso Di Porto di domande e lui con quella stessa schiettezza e una proverbiale freschezza ha risposto a tutti. E l’apparente semplicità del suo eloquio è andata dritto al punto: ha mostrato ai ragazzi che nonostante il dolore per la perdita della mamma lui proprio da lì, da quella seconda nascita, è ripartito e andato sempre avanti.
Isabella Labate autrice del soggetto e illustratrice di questo meraviglioso albo ha cercato di tradurre per i ragazzi la potenza del gesto di questi uomini che hanno deciso di stare dalla parte giusta nonostante il pericolo che correvano.
Se il male è stato banale, il bene invece in quel preciso momento storico è stato davvero coraggioso e raccontare queste storie contribuisce a “fare memoria” e ricordarci che il sonno della ragione per fortuna non aveva colpito proprio tutti.
Era presente anche l’ufficio stampa di Orecchio Acerbo, una delle case editrici più importanti di libri illustrati in Italia, ed era palpabile la passione che li ha animati nel portare alla luce questa storia insieme a Labate.
Di Porto ha salutato i ragazzi con queste parole “Voi avete bisogno di me!”. E un grande sorriso.
Di seguito, due tavole estratte dal volume di cui ringraziamo autrici ed editore.