Nebbia, scighera. Un piccolo quadro di Milano e la sua nebbia letta da un palermitano trapiantato. Nel romanzo di Daniela Gambino “Due fuori luogo” (jack edizioni) proposto al Premio Strega 2023 da Fulvio Abbate. Ve ne offriamo un piccolo estratto.
Ogni volta che dice nebbia, puntuale, suo padre le ricorda «a Milano la chiamano la scighera».
È come se nel suo cuore avesse operato una attenta sostituzione: non si tratta più di nebbia ma di qualcosa
di più caro, da chiamare col nomignolo affettuoso.
A casa, da sempre, suo padre è il custode incontrastato della meraviglia di Milano, a suo dire “la più bella
città che ho vissuto”, un posto dove lui è diventato quello che è: un siciliano con sorprendenti occhi azzurri.
Questo amore per la città meneghina che lo ha visto giovane e pieno di speranza è risultato per loro
inspiegabile, ai limiti dell’imbarazzo, malgrado anche Nadia abbia scelto di viverci.
Convinta di mantenere però un atteggiamento diverso, di starci per lavoro.
Se ti apprestavi a ripartire per Milano dopo le vacanze, al solo nominare il viaggio, suo padre saltava su e subito la incaricava di andare da qualche parte a portare i saluti a qualcuno, «vedi se si ricordano di me», diceva.
Fino a quando suo padre è stato lucido Nadia lo ha dato per scontato, non ha mai cercato i posti, né le persone a cui lui indirizzava i suoi saluti e un po’ se ne dispiace, ma ha sempre temuto che lo avessero dimenticato, mentre lui no, non la dimentica.
Non dimentica le strade, gli indirizzi e soprattutto alcune parole buone che ha sentito ripetere a Milano sul suo conto.
«Mi sono accorto di essere apprezzato», le ha raccontato, «io sono molto pignolo, ma non è un difetto
cattivo». A Palermo, le ha spiegato, lavorare molto gli è stato persino sconsigliato «perché facevo notare la differenza coi lagnusi che volevano solo lo stipendio»