Fortini, Salento. Un estratto da un ricordo di Anna Grazia D’Oria curatrice de l’immaginazione (manni editore – numero 334, appena dato alle stampe), rivista letteraria che sempre leggiamo con attenzione, di Franco Fortini. Un grazie a rivista editore e autrice per averci concesso l’anticipazione.
Anna Grazia D’Oria
Ricordo salentino
Franco Fortini venne nel Salento nel 1985, a fine novembre. Tenne di mattina un incontro con gli studenti delle scuole superiori di Lecce in una grande sala gremita.
Poi di sera, a Casarano, piccolo centro più a sud, nella platea di un cinema parlò e dialogò con un pubblico vario: intellettuali e contadini intervennero al dibattito stimolati dal suo discorso e Romano Luperini si trovò a coordinare un’assemblea che si confrontava su temi non specificamente di
letteratura.
Anche a Fortini questo piacque. Era contento, in auto, percorrendo le nostre lunghe strade diritte, di guardare gli ulivi allora così maestosi e intriganti nei loro vecchissimi tronchi contorti, così diversi da quelli liguri e chiedeva curioso di tutto, società, cultura, economia.
A cena si entusiasmò per i cibi della cucina tradizionale salentina, chiese una cima di cicoria catalogna cruda, di quelle a spicchi, da portare alla moglie.
Allora io conoscevo Ruth soltanto perché compariva citata nei libri come traduttrice di molti autori stranieri e poi attraverso le poesie di Fortini a lei dedicate.
Fortini disse che sarebbe tornato con la moglie, da turisti, nel Salento. Era già stato conquistato da Trani, dalla Cattedrale sul mare che aveva visto in un tramonto rosso fuoco e, come un innamorato, ne aveva parlato a Piero Manni e a me ad Ameglia, sulla Bocca di Magra, nella sua casa estiva arrampicata nel verde, dove riceveva per lunghi colloqui amici vecchi e giovani.
Ci incontravamo anche a Siena durante i convegni allora frequenti e la sua compagnia a cena e dopo era piacevolissima.
Gran parlatore, conversatore instancabile, automaticamente chi gli stava vicino diventava ascoltatore rapito e anche discepolo.