La poesia pare male sulla carta. Pare male pure sul web. La poesia pare male sempre. A noi no. A noi pare bene. Specie quando ha la verità a volte svagata e sorniona, altre volte allegra e irriverente o malinconicamente pensosa dei versi del canzoniere di Oliver Scharpf. Svizzero con trascorsi romani e versi conseguenti. Da vicolo delle Grotte e Campo de’ Fiori (“Uppercuts” 1, n.26), via della Consolazione (n.31), “dalle parti della stazione termini” (n.31), Castel Sant’Angelo (n.34). Fino ai versi che citiamo e della cui concessione lo ringraziamo.
a trastevere uno parecchio sbroccato
ci ferma e ci chiede se abbiamo
un bel millelirone per un caffettone
dai, ce l’avete un bel millelirone?
che così gliela diamo in culo alla povertà
“Uppercuts” n. 35
sorseggiando una peroni sull’isola tiberina
mentre il sole va giù eccetera mi vien su
una malinconia da matti, totale, da creparci,
per le cose che sono state, che non sono state
ma potevano essere, che non saranno
ma potrebbero essere, per le cose che saranno
e poi non saranno più, pure già fra un minuto
“La durata del viaggio dell’oliva dal martinicocktail” – n. 74
Oliver Scharpf è nato a Lugano nel 1977. Nel 1997 vince il premio Montale sezione poesie inedite. Ha scritto “Uppercuts” (Mobydick, 2004), “La durata del viaggio dell’oliva dal martinicocktail” (Pequod, 2007), “Lo chalet e altri miti svizzeri” (Gabriele Capelli Editore, 2010), La grande veronica (Mobydick, 2012). Ora collabora con il settimanale “Azione” e la Radio della Svizzera Italiana. Delle lunghe passeggiate romane ricorda la fontana di Piazza Mattei la notte, il gelato allo zabaione del San Calisto, il colore di certe facciate stonacate, gli spaghetti alla gricia, gli straccetti alla rucola da Tonino, i cornetti alle visciole da Faggiani, i gatti del cimitero degli inglesi, il parco della Caffarella, eccetera.