Conoscete il lato selvatico di Roma? No? Beh allora scopritelo in un libro di Antonio Canu.
Ormai non ci stupisce più di nulla: orsi nei comuni circostanti i parchi, cinghiali a 4 chilometri da una costa che nuotano senza ansia, branchi di lupi in giro per le campagne a pochi metri dalle case. Anche le città hanno un loro “lato selvatico” per dirla con Gary Snyder. E Roma? Pure. Antonio Canu ha scritto un libro su questo coté selvaggio. Si intitola “Roma selvatica” ed è uscito per la Laterza.
Canu è un ambientalista, esperto di aree naturali protette e presidente di WWF Oasi. Oltre che autore e coautore di numerose opere divulgative, ha scritto vari libri dedicati alle oasi e “Lettera a mia figlia sulla Terra” (Einaudi).
I titoli dei capitoli di questo nuovo libro dedicato a Roma (ma pure ai suoi dintorni) sono interessanti e tracciano la storia della città che selvatica lo è dall’inizio, dalle origini. “A ritroso nel tempo: non solo una lupa”, “La dea Flora abita qui (e non è sola)”, “Esotici e alieni”, “Storie di marciapiedi e altro”. Non manca il dato personale. Dalla terrazza di casa che guarda Fidene e la preistoria romana della zona delle “Valli” fino alle “Storie di vicini di casa” e altri racconti esperienziali personali.
Si spazia tra Roma diurna e notturna (quella per intenderci di assioli, civette, volpi e rospi), ai falchi pellegrini che nidificano sui balconi de La Sapienza fino a quella comune dei gheppi e dei gabbiani. Ci sono parchi, aree-riserva e ville. C’è l’esotismo dei pappagalli (ma raccontato per bene, per specie e abitudini) di Villa Borghese (ma non solo, purtroppo no) e delle maine indiane della Magliana, degli scoiattoli striati o tamia di Villa Ada. E gli alert per il rischio della biodiversità conseguente all’abbandono di specie non autoctone nei laghetti e nei fiumi.
Non manca la flora, gli alberi “italiani” e non. Non manca il lato umano al fianco del selvatico e i buoni consigli di un naturalista che mette a disposizione la sua conoscenza per il bene del Pianeta (romano).
Vi mostriamo (per concessione dell’editore Laterza, che ringraziamo) qualche tavola interna impreziosita dai disegni di A. Troisi.