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Alive poet society a Castelporziano

Cosa è successo a Castelporziano tra il 28 e il 30 giugno 1979? Kermesse woodstockiana in settenari? Versi liberi nei cannoni? Cannoni tout court? O forse solo una “Alive poet society” che si ritrova speranzosa e vitalistica tra le dune del mare romano? Lo scopriamo attraverso uno degli animatori delle giornate del primo Festival internazionale dei poeti, Simone Carella, che fa da introduzione alla sbobinatura di quell’happening in un libro appunto di Simone Carella con Paola Febbraro e Simona Barberini, “Il romanzo di Castelporziano. Tre giorni di pace, amore e poesia” (Stampa Alternativa), di cui vi proponiamo inoltre un paio di pagine e una carrellata di foto di Piero Varroni (lui, autori ed editore congiuntamente ringraziamo). Ma iniziamo proprio dalle foto.





(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni

Dietro lo specchio di Castelporziano
di Simone Carella

Il romanzo di Castelporziano è la trascrizione dei nastri audio delle tre serate in cui si svolse il “Primo Festival Internazionale dei Poeti”: la ragione per cui l’ho conservato è perché sapevo che prima o poi sarebbe stato pubblicato, perché ogni volta che mi capitava di scorrerlo mi suscitava il sentimento di quella magia collettiva che ci tenne insieme quei tre giorni. Se la spinta era di poter avvicinare, ascoltare e toccare con mano i mitici poeti della Beat Generation accanto a quelli del Gruppo ‘63 e ai giovani della nostra generazione appena pubblicati, quella ragione si scontrò con il sentimento di “contestazione” che attraversava quegli anni, dando vita alla cosiddetta “battaglia di Castelporziano” in cui, alla fine, trionfarono la poesia e i poeti con lo spettacolare e morbido crollo del palco.
I poeti della spiaggia, i minestrones, diventarono altrettanti protagonisti affermando in tutte le forme la loro presenza e la loro partecipazione con gesti e parole, sia singolarmente che insieme. Ma se i loro gesti erano in qualche modo testimoniati nel film di Andrea Andermann, rimaneva nella sua totalità una folla muta: questo libro ha conservato le loro parole, e la sua magia – secondo me – consiste in questo, che leggendolo si ha la sensazione di un romanzo collettivo in cui però si riconoscono le singole voci di chi c’era, di chi si è impadronito del microfono e ha urlato insieme agli altri.

(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni

Non sono descritte azioni, ma parole e voci rendono con forza sorprendente la situazione: non è un semplice gioco di riconoscersi o di ricordare, tutta quella soggettività si è tradotta in una forma che mi piace definire “romanzo generazionale”.

Nella trascrizione siamo stati infedeli ai poeti ma generosi con la folla, perché non si poteva fare altrimenti, come in quei tre giorni, amanti appassionati della poesia ma anche disposti a distruggere e osannare i poeti. Ci può essere uno specchio in cui riflettersi a distanza nel tempo? Il romanzo di Castelporziano non pretende di rispondere, ma credo che quella magia selvaggia ancora si può respirare in queste pagine.

(C) Piero Varroni
(C) Piero Varroni




Sostiene il delegato di Trilussa

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Il boom è esploso, è sancito, vietato progettare utopie! Obiezione utopia – il caos vomitato dal contenitore cocktail ad alto potenziale esplosivo ride nei cervelli fusi delle generazioni rifiutate. Presto raccoglieranno le nostre ceneri arrossate dallo spray al profumo di garofano per l’elogio funebre. Così fan tutti. Marzo ‘77 oggi si può e si deve costruire sulla realtà. La fantasia costruirà bombe utopiche per non essere in ritardo sul progetto organico. Non vogliamo più essere ghettizzati emarginati. Non vogliamo più essere espropriati dei nostri desideri delle nostre speranze del nostro futuro. Le nostre idee non saranno più rimosse, le nostre attese non saranno più frustrate. Noi non siamo i teorici dell’antiteoria né i profeti del movimento nichilista. Noi siamo i militanti del partito ibernato, dove si predica la rinuncia al sacrificio come epica dell’austerità come azione necessaria per formulare il progetto. …




Pupo
– T’ho detto mettiti… si sente benissimo. Ecco adesso vi presento questo. Come ti chiami?

Voce dal pubblico
– Ginaaa!

Delegato di Trilussa
– Saaaa! Sono un delegato di Trilussa in questo momento. Questa poesia di Trilussa si intitola la “Madre panza” e ho pensato di fare cosa gradita presentandovela per chi non la conosce e, naturalmente, per chi la conosce così, eventualmente, poi si può fare una discussione in privato. La Madre panza. Vedete… ho sbagliato poesia. “Er disarmo”.
Se faranno il disarmo generale …vedi Trilussa…
Se vi è piaciuta stateve zitti.

Voce dal pubblico
– Seduti! Vediamo adesso di collegarci con il gruppo di disertori.

Delegato Trilussa

– “Ninna nanna della guerra”. Non so a chi possa dispiacere questa poesia, se c’è qualcuno venga avanti insomma.
“Ninna Nanna della Guerra”
Nina nanna ninna nanna …vedi Trilussa.
Scusa eh! Secondo me questa qui non è altro che una presa per il culo a Trilussa eh! Niente di più niente di meno. Chi è d’accordo con me batta le mani per piacere.

Annuncio
– Scusate, cerco Cecilia. Cecilia vieni sulla sinistra del palco, ti aspetto?

Pupo
– Un attimo, un annuncio.

Annuncio
– Chi è che ha perduto questo coker nero. Venga sul palco.

Poeta anonimo
– Tre dita sul tavolo poggiate sulla base del piano. Tre angoli un brano di silenzio alla base di tutto. Una nuvola di pensieri smuove il cervello. Temporale clandestino nel vostro futuro inquinato, c’è un uomo alto e grasso in fondo alla strada sotto un lampione, lo vedo a stento sotto la pioggia allargata umida fra un detersivo e una scatola di spaghetti….
L’occhiuto incavo del cielo. Ci strofiniamo. Rotta la serratura vedo la libertà a galla. Basta mettersi sull’onda il vento ti porterà….

Pubblico
(applausi)

Tratto da “Il romanzo di Castelporziano” (pag.108/9)