Fonte Bandusia, una delle poesie più note e più tradotte di Orazio (se ne ricorda anche una versione di Pascoli) – qui ritradotta da Claudio Damiani – incornicia un luogo ancora intatto e meraviglioso poco lontano da Roma. Un viaggetto che vi invitiamo a fare.
Fonte Bandusia, del vetro più splendida
(Carmina III, 13)
Fonte Bandusia, del vetro più splendida,
degna, non senza fior, di vino dolce,
domani ti darò
un capretto a cui turgida
la fronte per le prime
corna promette le zuffe di Venere.
Invano, ché i tuoi gelidi ruscelli
colorerà del suo
rosso sangue la prole
della greggia lasciva.
L’ora terribile della canicola
bruciante non ti può toccare; amabile
fresco tu porgi ai tori
per il vomere stanchi
e agli armenti vaganti.
Tu fra le nobili fonti sarai
anche, il boschetto di elci io cantando
che cresce fra le cave
rupi, donde discendono
le tue linfe loquaci.
Trad. Claudio Damiani (Claudio Damiani, Fraturno, Abete, 1987)