Sono stata a Plancha, una recente apertura un po’ fusion al Pinciano, in via Bergamo.
Fa, farebbe il videomaker, il regista di web series ancora non uscite. Puntate pilota e progetti quasi al sì da quel capostruttura o da quell’altro. Ma ha scritto qualcosa di “importante” dice lui. Che sta nel cassetto ma lo ha letto xx e gli ha detto xy. Xy sta per “capolavoro”. Uno di quei “capolavoro” che poi scriverebbero sulla fascetta “il romanzo più atteso dell’anno”. Cita Dubus, Paley, Saunders, la Munro che però dice è “sopravvalutata”. Vuoi mettere Roth? Vuoi mettere Malamud?
Io non volevo mettere proprio nulla. Se non qualcosa in pancia.
Arriva il cameriere e bisogna dirgli “no ancora non abbiamo visto nulla”. E quello “ripasso!”
E lui riprende con il cinema indipendente americano. Di nuovo nomi, di nuovo giudizi.
Manuel ha un chiodo fisso la cultura, quella nascosta ai più. E per stasera farmi capire che ne sa. Ah quanto ne sa!
Dico “scegliamo intanto”.
Il menù è bello. Dico graficamente. Lo è anche il locale. Ora sta al cibo.
Lui sceglie la pancia di maiale su purea di mele, io spiedino di salmone teriyaki e avocado con salsa tzatziki (anche se mi tentava la tataki di tonno al sesamo con salsa di pomodori verdi). Il pane non lo prendiamo ammantando diete. Per il vino facciamo eccezione ma andiamo sulla mescita. In tutti i casi troviamo che la scelta delle bottiglie sia abbastanza ricca.
Il senso di tutta la cucina di questo nuovo – capiamo che ha aperto non da troppo -, capiamo dopo, è una fusion jap-thai con consuete strizzate d’occhio alla cucina new-american che non si può non dire che a Roma sia ormai inflazionata di questi tempi. Con i suoi burgers plurietti. E il lato americano nel suo matrimonio romano, oltre che nelle ribs di maiale è anche in piatti tipo quello di Manuel che sento lamentarsi però del troppo grasso.
Molto buono è un riso che dividiamo. La cosa bella del riso e dei noodles qui è che puoi comporli, incrociando sapori e cucine.
Il mio salmone è molto buono. Anche l’uso che si fa delle salse nel locale è interessante. I proprietari sono gentili. L’atmosfera è giusta ma Manuel vuole stupirmi con effetti speciali e questo, in certi casi, è il peggiore viatico per una buona serata.
Gli cito David Foster Wallace (lui dice “lo stai leggendo perché esce il film?”): “Gli intrattenitori sanno distrarre, avvincere e magari anche consolare; solo gli artisti sanno trasfigurare”.
E lo mando a letto.
Plancha, via Bergamo 28 – tel. 0631072361