Mangiare pesce in riva al mare di gente di Trastevere.
Io sono una fish addicted ma ho un po’ di idiosincrasia credo condivisa: non mi piace quando vado a mangiarlo fuori casa e non è buono ma che dico buono, ottimo, inappuntabile.
Ancora mi sembra incredibile il fatto, purtroppo ahimè vero, che vai a mangiare in riva al mare e il pesce che ti trovi nel piatto non viene da lì. E non sto parlando del surgelato che è ovvio e alla fine non è poi così tremendo servirlo cercando di renderlo accettabile, globalizzazione permettendo. Parlo davvero del fresco. Inoltre – e questo vale per il bene come per il male (e mi rivolgo a voi che mi leggerete tra mesi o voi che compulsate quell’APP coi commenti dei ristoranti) – non crediate che le recensioni e soprattutto le cene siano scolpite nella pietra. Oggi vai e mangi benissimo, domani meno. Ma male non deve mai, e dico mai mai, capitare. Come non deve esistere un ristoratore che ti dice di aspettare dieci minuti che ti prepara il tavolo e tu ti fai una mezzora fuori per quanto in buona compagnia.
La Gensola non è sul mare ma a due passi dall’Isola sul Tevere e sul flusso continuo e problematico di torme di clienti senza prenotazione e senza l’idea minima di cosa mangiare. Ci sono stata con… ve lo racconto dopo.
La Gensola (il nome deriva dall’albero delle giuggiole) è, dunque, una osteria (i documenti la attestano dal 400 e in questi vicoli parlano di osterie per artisti settecenteschi) di mare in pieno centro (dietro il REALE, come si diceva una volta prendendo il cinema, classico luogo di appuntamenti, a riferimento spartiacque trasteverino) vive di una capacità non comune – se non addirittura rara – di dare da mangiare a tante persone e non così male. Che per un ristorante a Trastevere dovrebbe essere un po’ un sine qua non. Qualche volta potrà capitare che alcuni piatti diano il senso del già preparato ma penso che offrire un menù tanto ricco a tanti coperti è cosa da nembokid. La qualità resiste e si bilancia. Il gusto è siciliano ma rivisitato da un cuoco-gestore che è in realtà udinese. Parlo dei piatti: polpette di tonno alla Favignanese, involtini di pesce spada con caponatella.
Buonissimi erano i due secondi. Una tagliata di tonno con cicoria e cipolle di Tropea che addolcivano e amareggiavano (si potrà dire?) l’abbondante sfilettata del pesce scottato alla perfezione dai due lati.
Buonissima la variazione con zenzero e salvia della ricciola. Un’idea slurposissima.
Ma veniamo al mio commensale e buon pagatore Arturo (il nome è di fantasia, come nelle cronache dei giornali). Belloccio, sempre abbronzato e curato, occhiali intellettuali ma vera capra dei congiuntivi. Una di quelle generali mistificazioni per me inaccettabili. Paga lui è vero ma con quella melliflua certezza (purtroppo la capisco solo qualche giorno dopo) che la sua moto BMW vintage restaurata mi porterà dritta prima a casa sua e solo dopo alla mia. Un dopo che ha deciso lui, con la calma tintarella del suo centro estetico periferico e la camicia bianchissima e stiratissima.
Ma arriviamo ai dessert. Più buono del buono – eccelso direi addirittura – il mio dolce (come mai noi femmine siamo le più goduriose di dolci mentre i maschietti si stringono alla loro grappa barricata? non sarà l’ennesima prova della vostra leggerezza o vacuità sentimentale?), un pasticcio di mele con gelato alla cannella. Lo riprenderei subito.
Dunque a La Gensola gli darei un bel 7 abbondante. Mentre al mio Arturo non gli regalerei che un 6…uno…
Osteria La Gensola – Piazza della Gensola, 15 – tel. 065816312