Di José Eduardo Agualusa è uscito da breve tempo per Lindau “La regina Ginga. E come gli africani inventarono il mondo” nella traduzione di Gaia Bertoneri. Abbiamo approfittato del suo tour italiano per intervistarlo.
Nelle Regina si parla di “fare maca” ovvero dell’usanza pagana di
“scambiarsi delle parole, poiché durante il loro svolgimento ogni notabile
viene invitato a esprimere la propria opinione”. Nella sua narrativa
sembra che una certa coralità venga in qualche modo restituita al lettore?
C’è in generale nei suoi libri, anche in quest’ultimo tradotto in italiano
una visione “magica” a cui il mondo occidentale è sempre meno abituato.
Pensa che questa mancanza si possa ritenere un limite o un’opportunità?
In un paese come l’Angola, il meraviglioso e il fantastico sono ancora parte della realtà, soprattutto nelle zone rurali. Nel XVII secolo era così in tutto il mondo, anche in Europa. Gli europei, per fare un solo esempio, credevano nelle sirene. A quei tempi gli avvistamenti delle sirene erano molto comuni. C’erano anche Esposizioni di curiosità che mostravano “sirene” impagliate.
Num país como Angola, ainda hoje o maravilhoso ou o fantástico são parte da realidade, especialmente nos ambientes rurais. No século XVII era assim em todo o mundo, incluíndo na Europa. Os europeus acreditavam em sereias, para dar apenas um exemplo. Os relatos de avistamentos de sereias são muito comuns naquela época. Havia até Gabinetes de Curiosidades que mostravam “sereias” empalhadas.
Essere portoghese e angolano crea un cortocircuito che lei sembra gestire
con una certa leggerezza? Aggiungiamo che lei vive tra Luanda, Lisbona e
Rio de Janeiro, quindi ha una completezza di visione non meno importante
di quella di essere scrittore e agronomo, uomo di lettere e di scienze.
Sono un cittadino angolano di madrelingua portoghese. Non vi è niente di straordinario in questo, dato che una grande percentuale di angolani, quasi la metà della popolazione, sono nella stessa situazione. Il fatto di viaggiare molto, e di vivere in transito tra diversi paesi di lingua portoghese, mi ha aiutato a capire meglio la l’idioma con cui lavoro. Come scrittore, provo a usare la lingua portoghese nella sua ricchezza globale – il portoghese parlato in tutti questi otto paesi – non limitandomi a una sola variante. La lingua portoghese ha assorbito migliaia di parole dalle lingue africane e anche da quelle indigene del Brasile. E ancora oggi ci si continua ad arricchire grazie al fatto di vivere insieme ad altre lingue.
Sou um cidadão angolano de língua materna portuguesa. Não há nisto nada de extraordinário, na medida em que uma percentagem muito grande de angolanos, quase metade da população, estão em situação idêntica. O facto de viajar muito, e de viver em trânsito entre vários países de língua portuguesa ajudou-me a compreender melhor o idioma com o qual eu trabalho. Enquanto escritor, tento usar a língua portuguesa na sua riqueza global – a língua portuguesa que se fala em todos esses oito países – não me limitando a uma única variante. A língua portuguesa absorveu milhares de palavras das línguas africanas e também das línguas indígenas do Brasil. Continua até hoje a enriquecer-se graças ao convívio com esses outros idiomas.
Non è la prima volta che viene a Roma. Cosa l’ha colpita di questa città?
Mi piace moltissimo Roma. Prima di ogni cosa la sua luce, il suo color ocra. Quei vecchi edifici stanchi, carichi di storia e di storie. I balconi e le terrazze. L’eleganza austera dei pini che fanno da cresta alle colline, come fossero sculture Giacometti. Gli storni che volano nel cielo. Mi piace parlare con la gente sempre trovando qualcosa che mi sorprende. Roma è una città piena di belle sorprese.
Gosto muitíssimo de Roma. Em primeiro lugar da luz de Roma, do tom ocre da cidade. Dos velhos edifícios cansados, carregados de História e de histórias. Das varandas e terraços. Da elegância austera dos pinheiros mansos, coroando as colinas, como esculturas de Giacometti. Dos céus móveis de estorninhos. Gosto de conversar com as pessoas. Sempre encontro algo que me surpreende. Roma é uma cidade cheia de belas surpresas.
C’è un luogo, una sensazione o un gusto che le è rimasto impresso e che
voleva ritrovare in questo ritorno?
Qualche anno fa a Roma, ho incontrato una donna che poi ho perso. Mi piacerebbe rincontrarla. Ho dato il suo nome al personaggio principale di uno dei miei romanzi, “La teoria generale dell’oblio”.
Há alguns anos, em Roma, conheci uma mulher e depois perdi-me dela. Gostaria de a reencontrar. Dei o nome dela à personagem principal de um dos meus romances: “A Teoria Geral do esquecimento”.
C’è un posto diverso del mondo a cui associa istintivamente Roma?
Roma ha un unico colore. È interessante notare che questo colore, questa tonalità di ocra vecchio, è anche la terra del colore della città dove sono cresciuto – Huambo.
Roma tem uma cor única. Cruriosamente essa cor, esse tom de ocre velho, é também a cor da terra da cidade onde cresci – o Huambo.
In qualche modo Roma – quasi prima che l’Italia – associa due momenti di
colonialismo lontani nel tempo e ugualmente infelici. Evidentemente non è
possibile essere colonialisti ed essere amati. Eppure Roma lo è forse lo
stesso. Perché secondo lei? Quale era l’immagine della città che aveva
prima di conoscerla?
Roma è una di quelle città che conosci molto tempo prima di conoscerla. Come se fosse memorizzata nel nostro DNA. Veniamo tutti da Roma. Siamo tutti, in qualche modo, cittadini romani. Io mi riconosco mentre si cammina per le vie della città. Mi riconosco, per esempio, sulle terrazze di Roma. Ho una grande passione per le terrazze, per i balconi, e mi piacerebbe, un giorno, trascorrere due settimane solo a scoprire le terrazze segrete di Roma.
Roma é uma daquelas cidades que já conhecemos muito antes de conhcer. Acho até que está guardada no nosso DNA. Todos nós vimos de Roma. Todos nós somos, de alguma maneira, cidadãos romanos. Eu reconheço-me enquanto passeio pelas ruas da cidade. Reconheço-me, por exemplo, nos terraços de Roma. Tenho enorme paixão por terraços, por varandas, e gostaria, um dia, de passar duas semanas só descobrindo os terraços secretos de Roma.
Dal punto di vista della fede – essendo Roma il cuore della cristianità
(il tema paganesimo/cristianesimo è molto presente in questo libro) – che
immagine ha della Roma papale?
La Roma papale del tempo della regina Ginga – di cui parlo nel mio libro – non esiste più. La cosa più vicina – le esecuzioni di eretici, la persecuzione degli omosessuali e degli ebrei, ecc. – sono i territori soggetti agli eccessi di Daesh e del suo fascismo islamico. Oggi, per fortuna, abbiamo in Vaticano un Papa che si è rivelato un esempio di umanesimo e generosità. La storia del mondo sarebbe diversa se la Chiesa cattolica fosse stata sempre quello che è oggi, con Papa Francesco.
A Roma papal do tempo da raínha Ginga – de que falo no meu livro – não existe mais. O mais próximo disso – as execuções de herejes, a perseguição aos homosexuais e aos judeus, etc. – são os territórios sujeitos aos desmandos do Daesh e o seu fascismo islâmico. Hoje, felizmente, temos no Vaticano um Papa que se vem revelando um exemplo de humanismo e de generosidade. A história do mundo seria outra se a Igreja Católica tivesse sido desde sempre aquilo que é hoje, com o Papa Francisco.
(traduzione Antonio Valli)