L’innocenza di esistere si esprime in questi versi di Silvia Venuti tratti dal poemetto “Sulla soglia della trasparenza” (Interlinea).
Come spiega nella garbata prefazione Piero Viotto, sono versi che parlano da soli quelli della Venuti. Un viaggio in una giornata creaturale. Una meditazione che sollecita l’assoluto, il divino a partire dalla normalità dell’osservazione in Natura. Quasi un piccolo libro di preghiere istantanee scaturite da un’allodola, un caprofoglio, un gabbiano. Viotto spiega: “La poesia è una sorta di mistica naturale, che raccorda l’intelligibile al sensibile, nella quale i concetti mediati dalle immagini, trasformano le cognizioni in convinzioni, perché anche la poesia è pur sempre nelle profondità dell’inconscio spirituale un atto dell’intelligenza dell’uomo”.
Proprio dove profuma il caprifoglio
inizia il sentiero del mistero.
Cercando Bellezza,
nel cuore un tremore,
avanzano lenti e lievi i passi.
Ci si allea con il Divino
per dare forma a questa Bellezza.
È la circolazione a ruota dello Spirito.
All’improvviso, le cose
acquistano l’innocenza d’esistere
senza apparente ragione,
giustificano se stesse
in emblema di vita.
Così anch’io mi assolvo
in questo sconfinato pulsare
e trasformo il dolore
in gradini di perfezione,
in armonia con l’infinito Universo.