L’epoca del viceversa. Questa recensione di Éloi Laurent – “Mitologie economiche” (Neri Pozza) esce in contemporanea sul blog HuffPost.
Se prima ci si dava arie nel salotti con la cultura: il cinema – massime quello meno commerciale – i libri – va senza dire quelli più pistolotti e ispidi per lunghezza e complessità –, ora sembra dirci Éloi Laurent in “Mitologie economiche” (Neri Pozza) è l’economia il basso continuo dei braccioli e dei buffet delle feste.
Il concetto è chiaro: a spararle grosse non si sbaglia se gli altri ne sanno meno di te. Se gli altri sono disposti ad ascoltare lo storytelling (eh già) della tesi. D’altro canto siamo in un’epoca in cui l’amministratore delegato è più solo delegato che viceversa. E anche i “tecnici” non stanno bene. Insomma viviamo un’epoca di falsi profeti e buoni narratori. Perché non dovrebbero essere tali gli amministratori delegati delle nostre nazioni.
L’epoca è quella, appunto, del viceversa. Siamo nel tempo dell’intercambiabilità. Ed Éloi Laurent – economista francese con un CV di tutto rispetto: membro del OFCE, professore al Sciences Po di Parigi, alla Stanford University e a Harvard – riprende alcune tesi dei precedenti La nuova ecologia politica. Economia e sviluppo umano (2009) scritto con Jean-Paul Fitoussi e L’economia della fiducia (2013) e le radicalizza.
L’economia dei tempi moderni si chiamava “economia politica”, non “scienze economiche” e questo la dice lunga. Il punto è che la politica si è impossessata di questo facile terreno di convincimento rappresentato dalla scienza esatta – di un esatto percepito – dell’economia e buonanotte.
La tesi è: ognuno è pollacchiotto di qualche teoria. Meglio, il pensiero economico dominante è ricco di non notate contraddizioni e false interpretazioni. In tempi di fake news è il meno.
Quindi non abboccate alle comuni visioni della cosa economica. Laurent dice quali sono le trappole più comuni:
“Ci proponiamo di decostruire, analizzandoli, tre discorsi oggi dominanti, giunti a differenti livelli di maturità, che usano e abusano dei miti economici e allo stesso tempo ci rendono miopi rispetto alle vere sfide del nostro tempo: il neoliberismo in fase terminale, la social-xenofobia emergente e l’ecoscetticismo irriducibile. Perché l’economia – è il suo secondo paradosso – è una modernità superata: pretende di essere una spinta permanente al cambiamento e alla riforma, invece racchiude gli individui e i gruppi nel mondo così com’è, screditando le dissidenze e soffocando i pensieri nuovi”.
Insomma – citando il Rolad Barthes di Miti d’oggi – Laurent dice che siamo circondati da false certezze ma costruite bene, condivisibili. E lui stesso non vuole farsi facile profeta della falsificazione o della contro-rivendicazione:
“Questo libro non pretende di ristabilire la ragione economica contro l’economia mitologica: non ci sono verità in economia. Ci sono solo delle ipotesi a monte e delle scelte a valle e, tra le une e le altre, nel migliore dei casi, un metodo e strumenti solidi”.
Il punto essenziale, intanto, nelle tesi del libro è quello dello smascheramento dei promotori del cosiddetto “libero” mercato che non sollecitano affatto la fine dell’intervento pubblico nell’economia quanto l’orientamento in loro favore (seguono le balle energetiche!).
Il caso è la Francia e il caso è la Silicon Valley costruita con un sapiente intervento non solo privato. D’altro canto un individualismo sfrenato dove può portare? Ecco il caso della California dove le strade versano in uno stato pietoso e
“per dirlo in modo lapidario, i californiani investono nelle macchine ma non nelle strade”.
Insomma, l’adagio “non ci posso credere!” vi getti sugli allarmi del “non ci credo e basta” o meravigliatevi se la pseudo-post-verità vi getta in assiomi non provati.
http://www.huffingtonpost.it/roberto-carvelli/l-epoca-del-viceversa/