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Ti Inoltro tutto il mio bene

Ti inoltro tutto il mio bene. Donare sangue ma senza megafono.

“Urge sangue RH+ o – o 0 o 0+ o 0-“. Avete mai ricevuto un messaggio così? Vi è stato mai detto o siete venuti a sapere che il tal parente non potrà essere operato in mancanza di donatori di sangue? E via la chiamata al salasso? Via la fila ai pronto soccorsi per dimostrare che sì, siete disposti a fare di tutto per il tale.
Elisa Montagnoli e Riccardo Capriccioli sono due eroi di catene di Sant’Antonio. Sms prima e WhatsApp virali poi che invitano alla donazione del sangue per salvarli. Se è vero che di social si vive, di social non sempre si muore. Talvolta si sopravvive o si vive. All’insaputa degli eroi dell'”inoltra a tutti i tuoi contatti”.




La stessa Elisa ha più volte chiesto di poter smentire la notizia. Qui, ad esempio.
https://www.avis.it/2017/01/10/sms-bufala-accertatevi-sempre-della-verita/
Eppure tira più una goccia di buoni sentimenti che litri di bontà vera, senza il tasto forward.

Emergenza sangue, emergenza terremoto, emergenza tsunami ovvero essere buoni solo quando serve. A chiamata. Creare associazioni per la raccolta di fondi, correre per la salute di quello e quell’altro. Poi, all’occasione giusta, girarsi dall’altra parte. Quando davvero potrebbe essere utile fingere di non vedere.

La bontà per come la vedo io non dovrebbe essere uno sport olimpionico. Uno spara e tutti a correre con il conto corrente in mano, l’sms. Spesso poi i patrocinatori di queste “giuste cause” sono gli stessi che non conoscono il “proporzionale” ma solo il “maggioritario” del buon cuore. Lanciano il sasso e fine. Spesso lo fanno per e non con.

Ho sempre amato la letteratura dei “cattivi sentimenti” (per me Celine, ad esempio, è una lettura edificante quanto o più di tanti florilegi di buone azioni; anche il Palahniuk degli inizi mi ha fatto ben sperare). In essa spesso trovo la risposta più naturale alla melensa e goffa santificazione della bontà d’accatto. Alla fine è meglio Pinocchio de Il Piccolo Principe anche se pure quel libro, così intriso di malinconia viscerale, è un buon viatico al corretto uso dei sentimenti.

In tv se sento piangere cambio canale. Odio le trasmissioni a tema “dolore”. Anche perché troppo spesso chi parla ride sotto i baffi. La retorica sta bene dove sta. Alla fine finisce e finisce per rendersi ridicola o sovrastimata.

Andate a donare il sangue più spesso. Senza parenti, senza sms. Fate lo stesso con i soldi. Pure all’inoltra mettete un freno. Non sempre il “cuore” fa belli.




Di roberto carvelli

Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).