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Conrad, il maestro degli oceani

“All’estremo limite” di Joseph Conrad (Quodlibet) è un tuffo di maestria oceanica con dejavu dalla vita privata.

Joseph Conrad scrittore polacco ma di lingua inglese aveva «la spuma del mare» nella penna. Venti anni di vita marina lo avevano reso uomo di navigazione e scrittore «al largo».

D’altronde si era imbarcato diciassettenne, nel 1874, e non poteva che essere questo il suo destino: raccontare le sue navigazioni. Tutti conoscono «Cuore di tenebra» ma questo testo a cui ha rimesso mano in traduzione Gianni Celati, anglista e scrittore, merita la riscoperta. «The End of the Tether» – il titolo originale di «All’estremo confine» – è la storia del Capitan Whalley, uno a cui «l’età non gli pesava molto; e non provava vergogna per essere andato in rovina».

L’uomo e il mare sono un unico, lo sapeva Joseph e lo borbotta a mente il suo Whalley: «se una nave senza l’uomo era come un corpo senz’anima, un navigante senza nave non aveva in questo mondo più senso d’un pezzo di legno che vada senza meta alla deriva».

All’estremo limite, Joseph Conrad, Quodlibet, 217 p., 15 €




Di roberto carvelli

Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).