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Il coltellino svizzero

Il coltellino svizzero, un estratto da L’arte di fare lo zaino di Andrea Mattei per ediciclo editore.

Il libro di Mattei mette insieme delle basi per il camminatore: dalle scarpe al bordone, la lente di Fresnel, a cerniera lampo, il sapone di Marsiglia, la spilla da balia, i tappi per le orecchie, il cerotto e l’immancabile coltellino svizzero che qui anticipiamo in parte.

© Victorinox

La lama tradizionale per pelare una mela o tagliare un pezzo di formaggio in una pausa del cammino. Per l’arancio c’è una lama specifica studiata apposta per togliere la buccia agli agrumi. Forbici e limetta per dedicarvi a manicure e pedicure a fine tappa. Lo stuzzicadenti da usare dopo cena (magari non a tavola…) e il filo interdentale per completare l’opera. Lo spillo, per bucare l’immancabile vescica, e il cacciavite, per riparazioni improvvisate. L’apribottiglie per dissetarvi con una bibita fresca, l’apriscatole per il barattolo di fagioli e il cavatappi per la bottiglia di vino.

C’è poi la lente d’ingrandimento che torna sempre utile per accendere un fuoco o individuare la stramaledetta sottilissima spina che si è infilata sotto pelle. Malefica spina da togliere poi con le pinzette: ci sono pure quelle. In qualche caso potete disporre anche di altimetro, orologio, penna a sfera, temperamatite e chiavetta usb. Tutto racchiuso in un unico oggetto, dalle dimensioni ridotte e dal peso irrilevante.

Il coltellino multiuso è forse il più fedele compagno del viandante, immancabile presenza in una tasca del suo zaino.

Un concentrato di funzionalità miniaturizzata che – diciamolo – solo la praticità propria degli svizzeri poteva concepire. E non a caso questa storia inizia tra montagne imbiancate, laghetti turchesi e pascoli verdi, in un piccolo villaggio alpino non lontano dal lago di Lucerna. Ibach è una frazione di Svitto che – alla fine del Duecento – diede vita e nome alla neonata Confederazione.

Il nome Svizzera (Schweiz), destinato a diventare nome ufficiale della nazione nel 1803, deriva appunto dal Canton Svitto (Schwyz). Qui nel 1860, figlio del cappellaio Balthasar, nasce Karl Elsener, ragazzo sveglio e lungimirante che, dopo un apprendistato presso artigiani francesi e tedeschi, a ventiquattro anni e con il fondamentale sostegno di mamma Victoria apre un laboratorio di coltelli, posate e strumenti chirurgici.

Dopo un avvio stentato, in una nazione come la Svizzera all’epoca tra le più povere d’Europa, Karl intravede nell’esercito del suo Paese il cliente a cui puntare: in un periodo di montante nazionalismo, non può sopportare che i soldati del suo Paese usino lame tedesche. Il primo Swiss Army Knife è del 1891 ed è un coltello multiuso concepito e realizzato da Elsener e destinato ai soldati svizzeri.

Con un manico in legno, una lama, un punteruolo, un apriscatole e un cacciavite nasce così il coltellino svizzero.

Poiché siamo in Svizzera ma la mamma è pur sempre la mamma, alla morte di Victoria la coltelleria Elsener prende il nome della madre di Karl a cui più tardi, con la scoperta dell’acciaio inossidabile, si aggiunge la desinenza inox: così la Victorinox, identica oggi a quella di ieri, conquista la commessa dell’esercito della Confederazione elvetica per la fornitura di coltelli multifunzione e inizia un’epoca di prosperità straordinaria. E di evoluzione di un gioiello che nel tempo si è trasformato e arricchito di mille nuove funzioni.
Trasformazione nella tradizione, però: in oltre centotrenta anni di storia l’azienda resterà fedele a Ibach e alla sua famiglia fondatrice, passando dalle mani del fondatore Karl a quelle del figlio Carl, il quale lascerà la guida a suo figlio Carl che a sua volta cederà le redini (nel 2007) al primo dei suoi undici figli (di nome Carl, naturalmente), quarta generazione di omonimi Elsener ancora oggi al comando.

Il nostro oggetto di culto prende da subito il tradizionale colore rosso, scelto perché facilmente visibile se il coltello cade nella neve ma anche per evocare orgogliosamente, abbinato alla croce bianca, la bandiera svizzera. E così vestito parte alla conquista del mondo.

© ediciclo editore