Inciampare sull’offesa. A Monti. Nell’era del negazionismo storico.
La notte scorsa sono state divelte venti pietre d’inciampo nel rione Monti.
Le pietre d’inciampo (stolpersteine, in tedesco) – per chi non le conoscesse – sono un’iniziativa nata dall’artista tedesco Gunter Demnig per celebrare la memoria di quei cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti scrivendone i nomi sull’ottone a copertuna di un’altra pietra sostitutiva.
Le pietre della memoria sono state divelte dal selciato e rubate la scorsa notte in via Madonna dei Monti, 82, nel rione Monti, a Roma. Forse come effetto, involontariamente razzista (esiste una non volontarietà razzista? forse no), di una notte di movida tipica del quartiere Monti.
Le pietre erano dedicate alle famiglie Di Castro e Di Consiglio, vittime del nazi-fascismo. Se non ci fosse una recrudescenza di negazionismo e razzismo di ritorno basterebbe chiuderla qui. Ma tutto sembra concorrere perché andare a un concerto possa trasformarsi in una tragedia, avere rispetto dei morti una faticosa mania per gente anziana, ricordare la Shoah una recrudescenza del ricordo di una cosa tutto sommato passata.
Insomma, se non ci fosse una nuova narrazione del male, fatta della sua banalizzazione bisognerebbe chiuderla in una ramanzinaa fine educatico e di memoria storica. Invece, se anche bravata è stata, ha tutta la coazione del ripetere un gesto di dolore. Una celebrazione della dimenticanza e dell’offesa che non può passare inosservata.