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Al Museo Napoleonico, una visita ancora tutta da fare

Una visita al Museo Napoleonico tra ori e arazzi nel mito del condottiero.




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“Padre mio, se voi o i miei protettori non mi darete i mezzi per sostenermi più onorevolmente, richiamatemi presso di voi: sono stufo di mostrare la mia indigenza e di vederne sorridere certi alunni insolenti, che più di me hanno solo la loro fortuna, perché non c’è n’è uno che non sia mille spanne inferiore ai nobili sentimenti che mi animano!”

Il ragazzo che scrive queste parole al padre ha solo 14 anni. Quello che lo preoccupa non è la sua indigenza ma lo scherno dei suoi compagni di studio che non esita a definire intellettualmente inferiori.

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È l’inizio incisivo della prima lettera pubblicata nell’elegante libricino ‘Tutto è ancora da fare. Lettere di un genio d’ambizione’ edito dall’Orma (nella collana i Pacchetti che uniscono libro e cartolina). Il genio d’ambizione, tutto proiettato in un futuro di affermazione, è nientemeno che Napoleone Bonaparte. Mica uno qualunque!

Infatti al suo consigliere e Ministro degli Esteri Talleyrand scrive “Il torto della Rivoluzione è di aver distrutto molto e costruito niente. Tutto è ancora da fare”. E questo diventa il titolo di questa brillante sorta di autobiografia in forma epistolare che mi sono molto divertita a leggere, pensando a quanto l’ambizione sia stata davvero una fonte di motivazione inesauribile per quest’uomo.

In una domenica di sole decido di muovermi alla ricerca di tracce bonapartiste in città.
Dobbiamo considerare che tutto parte dal 1808: la città viene occupata dai francesi. Nel 1811 Roma diventa “città libera ed imperiale”, destinata ad essere governata dal figlio di Napoleone al quale fu conferito, già prima della nascita, il titolo di Re di Roma.

Cosa resta di questi legami fra Napoleone e la città eterna? Entro nel bellissimo Museo Napoleonico nel Palazzo Primoli (in Via Giuseppe Zanardelli, 1 anche se l’ingresso è giusto girato l’angolo che guarda al lungotevere). Mi ritrovo fra nugoli di studenti vocianti e turisti in bermuda piuttosto affascinati.

Il conte Giuseppe Primoli, era un discendente del fratello dell’imperatore Luciano che nel 1804, in scontro con Napoleone, si trasferì a Roma. La madre di Giuseppe, Carlotta Bonaparte, era, infatti, nata dal matrimonio di uno dei figli di Luciano, Carlo Luciano, con la cugina Zenaide ,figlia di Giuseppe Bonaparte. Carlotta sposò nel 1848 il conte Pietro Primoli e dalla loro unione nacque appunto Giuseppe.




Appassionato di libri e di fotografia questo discendente di Napoleone visse tra Roma e Parigi ed ebbe intensi rapporti con gli ambienti letterari ed artistici delle due città. Fu un importante intellettuale e collezionista che, attraverso importanti donazioni familiari e sapienti acquisti sul mercato antiquario, riuscì ad offrire alla città di Roma questo raffinato esempio di casa-museo.

Tra oggetti più intimi di uso quotidiano e pomposi ritratti ufficiali è un luogo di importante memoria storica spesso poco conosciuto ma che merita di essere visitato. Ve ne abbiamo fatto una sintesi fotografica (e un po’ scenografica) ma non possiamo mancare di segnalarvi le opere più importanti come l’olio di Joseph Chabord “Napoleone sul campo di battaglia di Wagram” o quello di Franz Xaver Winterhalter “L’imperatrice Eugenia”. Interessante anche la sala dedicata a Paolina Bonaparte Borghese che documenta attraverso gli oggetti soprattutto il soggiorno romano della principessa dal 1816 al 1825 a Villa Paolina oggi Ambasciata di Francia presso la Santa Sede, incastonata tra breccia e mura o lo spazio dedicato alla Repubblica Romana.

Museo Napoleonico: Piazza di Ponte Umberto I, 1, – tel. 060608

Di mary de gregorio

Laureata in storia a Bologna con tesi sul femminismo è insegnante e ricercatrice indipendente ed esperta di studi di genere.