Albero di Roccia – disegno e poesia di N. Scott Momaday – è un estratto dall’ultimo libro, Custode della terra (Black coffee edizioni), dell’autore nativo americano.
N. Scott Momaday – di cui qui offriamo un estratto dall’ultimo libro, Custode della terra (Black coffee edizioni), è un autore la cui scoperta è prodigiosa anche per chi fosse a caccia non di sole emozioni ma di risposte.
La sua versione della terra, ricordata (come scrive nell’esergo), illumina il presente e il futuro. Ha scritto “un libro da cui tutti possiamo trarre insegnamenti e beneficio” come chiosa Robert Redford.
Non è solo un testo per chi ama l’America Nativa, quella a cui aspirano gli amanti della wilderness, è un libro di preghiere. Breve come i libri di preghiere e come essi destinato a una liturgia che qui ci auguriamo di corroborare.
Vi offriamo un estratto con un’opera dell’autore (ringraziando editore e autore per la concessione), un campione della bellezza quieta e responsabilizzante a cui invita Momaday, quella che ci fa riflettere sulla consequenzialità delle nostre azioni verso il Pianeta. E sì: “Almeno una volta nella vita ogni uomo dovrebbe concentrare la mente, penso, sulla terra ricordata”. Buona lettura.
Sono un anziano, e custodisco la terra. Da ragazzo
iniziai a essere consapevole della bellezza del
mondo in cui vivevo. Era un mondo di colori
intensi – canyon scarlatti e mese turchine, distese
verdi e sabbie giallo-ocra, nuvole argentee,
montagne che cambiavano dal nero all’antracite,
dal porpora al grigio ferro. Era un mondo di
enormi distanze. Il cielo era così profondo da
non avere confini, e l’aria era attraversata da uno
sfavillio di luce. Era un mondo in cui io ero vivo
con tutto me stesso. Anche allora sapevo che mi
apparteneva e che lo avrei custodito per sempre nel
cuore. Era essenziale per il mio essere. Mi porto il
polline al viso. Mi passo volute di fumo sul corpo.
Io sono un Kiowa. Il mio nome kiowa è Tsoai-talee,
«Ragazzo dell’albero di roccia». Sono queste le
parole per Tsoai-talee.