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Alfonso Gatto

Pubblichiamo un estratto da “Salerno e il poeta con la valigia” di Francesca Bellino, documentario radiofonico su Alfonso Gatto e la sua città. Il racconto che ne fa l’autrice fa parte del ciclo di “TreSoldi” e andrà in onda fino a venerdì, su RadioRai3.





Salerno e il poeta con la valigia
di Francesca Bellino

La poesia di Alfonso Gatto è nata tra i vicoli del rione Fornelle, a Salerno. Qui ha scritto la sua prima poesia “in una stanza diroccata”, a pochi passi dal mare.

Le Fornelle non sono solo l’origine fisica della sua poesia, ma anche di quella emotiva. Dal distacco con questo luogo misero e nobile, nasce il turbamento che ha accompagnato il poeta tutta la vita, “quel voler partire e voler restare insieme”, quel disagio che provoca l’abbraccio di un genitore che ti fa venire voglia di stare e voglia di andare.

Alfonso Gatto è nato nel 1909 in una famiglia di marinai calabresi in questo antico rione di Salerno, città in cui sono nata anch’io proprio nell’anno in cui Gatto moriva, 40 anni fa, e da cui sono partita anch’io come tanti giovani in viaggio verso il proprio Nord da raggiungere.






Gatto, amico di Montale e apprezzato da Ungaretti, ha abitato tante città da Napoli a Milano, da Firenze a Roma, da Trieste a Bologna, ha fatto lunghi soggiorni a Venezia, ha viaggiato tra la Sicilia, la Sardegna e diversi paesi europei, tanto da essere definito “il poeta con la valigia”.
Ma Salerno resta per lui l’epicentro di un sentimento ancestrale, una patria assoluta.

Oggi il rione è molto cambiato rispetto a un secolo fa quando intorno al vicolo delle Calesse, dove il poeta è nato, si concentravano gli artigiani che lavoravano nel mercato delle carrozze, le calesse salernitane piccole e veloci che danno il nome al vicolo.
Oggi le Fornelle è un rione a se stante, poco frequentato dai salernitani, molto più simile ad alcune zone di Napoli, di Buenos Aires, o di Tunisi, che alla Salerno delle “luci” e le grandi opere, un luogo in cui si va solo per prendere l’ascensore che conduce agli antichi Giardini della Minerva, ma che da un po’ di mesi si è trasformato, riempendosi di colori, disegni e poesia.

Il progetto ‘Muri d’autore’ realizzato dalla Fondazione Alfonso Gatto ha trasformato l’atmosfera del rione non solo abbellendo i muri con murales e versi, ma restituendo identità a un luogo pregno di storia.
Nel suo eterno errare inquieto tra una città e un’altra, tra dimore provvisorie e appartamenti rifugio, Alfonso Gatto qui tornava sempre volentieri.
E’ qui che nacque una delle immagini che più sintetizza la poetica che lo rese uno dei maggiori esponenti dell’ermetismo italiano, quel partire e tornare ai suoi stessi occhi come se lo vedessero partire e ritornare, rimando ai balconi per salutarsi.
Gatto… costretto a partire come “tutti i giovani d’immaginazione e di fantasia del Sud”.

*Estratto di “Salerno e il poeta con la valigia – Alfonso Gatto nella sua città”, un ciclo di TreSoldi fino a venerdì su RadioRai3