Ricordiamo Bombolo pubblicando l’introduzione al libro di Ezio Cardarelli “E poi cominciatti a fa’ l’attore” di Marco Giusti della casa editrice campana Ad est dell’equatore (che ringraziamo per la concessione del brano). Bombolo (1932-1987), nome d’arte di Franco Lechner, venditore ambulante di pentole nel centro storico – un mio amico lo ricorda davanti al negozio dei suoi nonni a via delle Coppelle – fu scoperto da Pingitore che lo portò sulle scene del Salone Margherita. Poi Corbucci e Milian/Gilardi/Monnezza e diventa Venticello (glissiamo sulle simbologie). Una macchietta, una caricatura. E pure un gran successo che si infrange sulla soglia dei 55 anni dopo poco più di tre lustri di schiaffoni alla slapstik comedy presi in una nemesi dal sapore masochistico durata una quarantina di pellicole. Nato nel rione Ponte, di stanza nella Trastevere (al ristorante “Picchiottino” il fatale incontro con il successo, in un’altra osteria l’arresto cardiaco fatale) dei vicoli, morto al Forlanini, salutato alla Chiesa Nuova, inumato a Prima Porta sotto il vessillo “core de Roma”. Il resto è la leggenda che ci racconta Giusti in nome dello Tzé che lo ha reso famoso (la foto è (c) wikipedia).