L’Auditorium della Musica, un mio personale viaggetto. Con i Baustelle.
I wanna be Amanda Lear
Soltanto per un LP
Il lato A il lato B
Che niente dura per sempre nemmeno la musica
La musica non dura per sempre.
Stavo riflettendo su questi versi dell’ormai da tutti conosciuta “Amanda Lear” dei Baustelle proprio mentre li ascoltavo suonare dentro il tempio della musica. E mi faceva in un certo senso sorridere.
Ho già parlato di quando sono arrivata 5 anni fa da sola con due enormi valigie, che per il peso cadevano di continuo (e a intermittenza) nel viaggio in autobus da Tiburtina verso la mia nuova casa. La summenzionata polverosa casa era nei pressi di Piazza Tuscolo.
E che c’entra ora con l’Auditorium vi starete chiedendo voi? E me lo sono sempre chiesta anche io vedendo nei paraggi uno di quegli assurdi cartelli che lo indicava come fosse dietro l’angolo. Nella totale ingenuità dei primi tempi non sapevo bene dove fosse e osavo pensare che ci sarei potuta volendo andare a piedi (sic!) Comunque, pare che sta cosa dei cartelli selvaggi dell’ Auditorium fosse davvero molto diffusa e ne avevano scritto anche su un giornale.
Ad ogni modo, questo Auditorium in fondo che cos’è?
Per me è un moscone. Uno di quelli che potevo trovare in campagna da bambina. Grande dimensione e molto “rumore”. Questa immagine la vedo più appropriata di quella dello scarabeo che invece è il paragone animale più utilizzato.
Dell’Auditorium che dire che non sia stato già detto? Evviva qualche segno di contemporaneità anche a Roma! Sono pochi e contestati (vedi alla voce Nuvola di Fuksas) ma mi confermano che c’è vita anche oltre l’anno giubilare del 2000 in questa città.
Renzo Piano tende a non essere un profeta in patria e va beh. A me piace pure il Porto di Genova. Fate voi.
Tra travertino, laterizio romano, piombo, cemento e pregiato legno di ciliegio si riuscirà ad eternare la musica?
Non lo so.
A me piace andarci non solo per la musica. Arrivare in largo anticipo e perdere tempo in libreria. Dove trovi tutto quello che ti interessa senza il lavoro di scrematura che devi fare nelle altre librerie.
Magari ti innamori pure fra un libro e un disco. E’ questione di sguardi. Basta abbassare o (rialzare!) il libro sugli occhi per dominare la situazione. E se non stava guardando te.. zac! Rialzi il libro e magari ti giri di spalle e amen. Invece se ti puntava più o meno discretamente… eccoci qui! Gli stessi gusti musicali guarda un po’, entriamo al concerto insieme? Mi dai il tuo numero di telefono che ti cerco su whatsapp?
E non dimentichiamoci l’assalto al bar prima del concerto! Spritz di ordinanza nei bicchieri di plastica dopo aver fatto file interminabili che comunque vale la pena fare. E untuose patatine di accompagno. Poi con le nostre belle manine sudice cerchiamo il biglietto nella borsa e la maschera, voilà, ci introduce nel tempio.
Al concerto dei Baustelle c’erano tanti trentenni/quarantenni un po’ hipster un po’ dandy (scherzo!) un po’ “io con i Baustelle ci sono cresciuto”. E infatti pure loro sono cresciutelli. I Baustelle intendo.
Poi ci sono pure le teenagers da sempre protagoniste del repertorio musicale dei nostri. Un gruppetto delle suddette si siede al mio fianco. E “squarciagola” i recenti successi per la gioia dei miei timpani.
Che bello l’Auditorium ma un pochino affettato per l’operazione nostalgia messa in piedi da questi Baustelle appena atterrati qui direttamente dagli anni Ottanta.
Verso la fine del concerto però un ragazzo non resiste: scatta in piedi e comincia a dimenarsi senza tregua, L’effetto imitazione è immediato ed è un momento liberatorio che fa sorridere anche Bianconi.
Può succedere anche questo, ballare sotto il palco all’Auditorium. Che importa?
Niente dura per sempre nemmeno la musica.