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Brotheroood Baobab

Pubblico questo reportage che rendiconta la situazione del Baobab di qualche tempo fa. Purtroppo le cose sono peggiorate dai tempi di via Cupa e dello sgombero. Oggi la situazione dei transitanti è tremenda e all’orizzonte non c’è un orizzonte.

Questo è il diario di quei giorni e di quegli scatti sperando che serva a ripensare a questo totale abbandono.




Quando sono arrivato al centro policulturale Baobab, in via Cupa, mi è bastato chiedere il permesso di fotografare perchè mi si spalancassero le porte di questo luogo magnifico, pieno di amore, tenerezza, altruismo, forza, vita.

Immediatamente, una gentilissima volontaria si è offerta di farmi da guida all’interno, quasi scusandosi con me e con tutti voi per la confusione che avremmo trovato in giro… In effetti regnava un ordinatissimo Caos, figlio dell’altruismo e della fratellanza: in fondo tutta quella roba è stata donata da qualcuno.

E così via, tra dispense piene di lattine e stanze stracolme di beni di ogni genere, ordinatamente divisi per tipo: pannolini, latte, prodotti per la pulizia personale, ecc. Arrivati alla zona gioco per i bambini, una bimba molla lì la sua bambola, scatta in piedi e guardandomi con grandi occhioni neri alza le braccia: seguono 10 minuti di lei in braccio a me chiacchierando di noi, a modo nostro!

In quei 10 minuti mi resi veramente conto di come fossi al centro di un posto pieno di amore e speranza e forza. Decine di volontari si sbattevano: chi ordinava gli abiti che via via arrivavano, chi preparava i kit da viaggio (uomo, donna e bambini) per chi si apprestava a ripartire, chi giocava con i bambini, chi medicava i feriti, chi cucinava… Tutta gente che sacrifica il proprio tempo e le proprie forze per gli altri. Stupendo.

E la stessa atmosfera la riscontrai al campo della Croce Rossa Italiana alla stazione Tiburtina. Volontari, Esercito, Polizia, tutta gente non lì soltanto per lavoro, ma per spirito di fratellanza e amore.

L’unico limite che mi è stato imposto, per la loro incolumità, quello di non fotografare i volti dei rifugiati. Bhè poco male, a che vi servono i loro volti quando sapete che lì ci sono le loro anime?

Per il reportage completo:
http://www.giorgiovacirca.it/galleryslug/brotherood-baobab/




http://www.giorgiovacirca.it/galleryslug/brotherood-baobab/

Di giorgio vacirca

Nato a Trapani nel 1977, è fotografo professionista.
E’ autore di reportage e pubblicazioni fotografiche, già apparse su NationalGeographic.com e Repubblica.it.