La recensione del libro di Damir Karakaš edito da Bottega Errante (108 pp., 15 euro).
La letteratura dell’est Europa ha sempre qualcosa di vivido ma esotico. E se è vero che le generalizzazioni non sono sempre efficaci, va riconosciuto il lavoro rimarchevole che fa l’editore Bottega Errante per farci conoscere alcune delle migliori scritture dei paesi con cui confiniamo da quel lato. Damir Karakaš è una di queste.
Nato nel 1967 in Lika, una regione montuosa e impervia della Croazia, ha avuto una vita avventurosa e sospesa tra il suo paese e la Francia. In Celebrazione (tradotto da Elisa Copetti), considerato il suo capolavoro, mette a frutto in una storia di guerra e vendette il lavoro che già gli era valso il Premio Itas Montagna per Memorie della foresta tradotto ed editato per lo stesso editore.
Nella postfazione, Miljenko Jergovicć mette in relazione, infatti, i due libri che vede in continuità e arguisce che sembra come se il croato “improvvisamente avesse smesso di badare al fatto che qualcuno lo avrebbe letto e che il nostro mondo d’oggi, disturbato e letteralmente limitato dalla cultura degli smartphone, possa essere davvero in grado di comprendere quel che sta scrivendo”.
In verità, in questo romanzo per sequenze di racconti, le descrizioni naturali hanno insieme la nitidezza di una fotografia digitale scattata rapidamente e l’esattezza di un racconto “analogico” come se chi scrive avesse il doppio talento di ricordare da dove viene – anche letterariamente – e fin dove può spingersi.
Un esempio: “Presso un ciliegio selvatico si fermò ad ascoltare il maturare forte dei suoi frutti neri: scosse le ciliegie, ne inghiottì una (esplose nella bocca), sputò il nocciolo, lo interrò col piede e continuò a camminare fino al boschetto vicino”.
Un altro è offerto dal racconto dell’uccisione del gallo che lascia in Drenka la disturbante presenza di goccioline di sangue sulla manica, un’ossessione di bucato che tradisce il dolore della guerra in corso – siamo nel 1945. Il sangue predomina anche nelle scene di caccia alla lepre con il semplice laccio di fil di ferro. Mentre non c’è posto per le lagrime in questa “educazione croata”.
Karakaš può a ogni livello essere considerato non come l’ultimo cantore della foresta ma come il primo. Il dato epigonale è, infatti, grazie alla combinazione di moderno e antico, sparito e questo, per chi si muove nei territori della natura, è un elemento importante da considerare perché presiede a un software di non immediato aggiornamento.
Damir Karakaš
Celebrazione
Bottega Errante, 108 pp., 15 euro .