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Erba e città, una gita a Cinquina

“Là dove c’era l’erba ora c’è una città” sempre lì dove c’era “gente tranquilla che lavorava”. Non siamo nella via Gluck di Celentano (arcinoto brano scritto dal Molleggiato con Miki Del Prete e Luciano Beretta del Clan nel 1966, antesignano dell’ecologia italica) ma nella attuale (borgata) Cinquina.

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Colosseo, una cartolina per dirlo

Non un semplice monumento. Non una semplice icona. Una cartolina da spedire.

Pubblichiamo qui alcune immagini dell’interno di “Colosseo. Due o tre cose che so di lui” (L’Orma editore), un libriccino a cartolina (che fa parte di una collana dal titolo “I Pacchetti dei luoghi (non comuni)” con testi scritti da Massimiliano Borelli (come quelli che citiamo qui sotto) o da lui raccolti e collazionati.

 

Non solo un’idea di confezione ma, per dirla alla Perec, il tentativo di esaurimento di un luogo. Seguono due sequenze della serie.

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Piazza della Croce Rossa

Questo brano è tratto da un testo più lungo e ancora inedito.

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Dal Giappone con bagliore – il Vittoriano

 

Essere nella testa di un giapponese è forse difficile tanto per un italiano quanto per un giapponese. Ma non ho prove scientifiche in merito. Ed è una considerazione davvero sommaria e particolare se è vero che questa mattina a fotografare il Vittoriano ho visto una schiera talmente multietnica da far ingrigire qualsiasi facile schematismo.

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Piazza Regina Margherita e la globalizzazione

Che ci faccio o, meglio, che ci facevo? Piazza Regina Margherita numero 27, un portone che ho varcato centinaia di volte e che forse non varcherò più. Erano qui gli uffici di un mio editore che chiuse anni fa dopo trent’anni di onorato servizio.

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Le ultime parole (non famose) di Gadda

Via Leonardo Blumenstihl, 19. Piano secondo. Interno 13. Questo l’ultimo indirizzo di Carlo Emilio Gadda. Uno degli scrittori più longevi (con Pier Paolo Pasolini, forse, a cui lo accomuna quanto meno l’uso dell’acronimo con triple iniziali) riguardo alla celebrazione della romanità. E nel suo caso anche (e forse più) per quello della milanesità. E per quel che concerne il racconto della nostra città è sintomatico che avvenga con un solo libro: “Quel Pasticciaccio brutto de via Merulana”. Altrettanto sintomatica e abbastanza originale, poi, la doppia riuscita interpretazione della linea Milano-Roma che solitamente discrimina gli autori facendoli appartenere a uno o l’altro dei salotti o dei caffè. Ombroso infine – e a prescindere – l’incantamento dello scrittore per il culto romano-fascista.