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Still in love in Rome

Nessuno saprà l’amore dei vostri gesti perché nessuno vi conosce se non la memoria collettiva o la abitudine che hanno generato questo contatto di dita – poche – a chilometri di distanza dalla vostra casa – lontana – dai vostri affetti – consueti – dalla vostra vita espatriata. Di una vacanza a cui state offrendo capi leggeri ma decorosi.




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Le sagome classiche

Due donne, nel loro inizio creaturale di una giornata di banchetti, mercato che si forma in citazioni greco-romane, busti, golem in attesa di farsi mostra di capi e sottocapi. Un giorno che nasce classico e insieme fantascientifico.




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Scivolare nel sonno

Prima che ci scivolino i bambini esce dalla notte tra buste di supermercato il sonno di un uomo. Il capo calvo dal lato della discesa, lo sguardo alle stelle della notte e alle prime luci dell’alba.




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Semaforo assistito

Sembra un’installazione. Forse è solo uno scherzo, una candid camera da passanti. Che dura qualche giorno. Lo schermo passa da questa posizione all’imbocco delle strisce per l’attraversamento pedonale. Forse è un gioco di ruolo e ognuno fa la sua mossa. Poi ritorna da dove era venuto.



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Roma bella Roma brutta

“Roma è così: Roma bella Roma brutta, Roma bella Roma brutta, Roma bella Roma brutta” ha ripetuto oscillando il capo ritmicamente, ora a destra ora a sinistra come volesse sbloccare qualche dolore della cervicale.




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Una pagnottella verso Termini

È seduta davanti. Siamo su un treno che porta a Roma Termini da Ciampino dove sale. Con studiata tempistica mangia una pagnottella – più larga di un panino – nel tempo esatto in cui il convoglio fa ingresso nell’ultima stazione. I morsi sono lenti, come se calcolassero le distanze. Ogni tanto l’indice spinge il prosciutto cotto, che straborda, nella bocca. Tutto il corpo sembra concentrato in questa unica azione. Mangiare la pagnottella per arrivare a destinazione. Il tutto in un tempo definito. Sembra straniera, le unghie sono grigie gonfie come le mani, che sembrano da lavoratrice domestica.