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Filippo La Porta

 

Filippo La Porta è nato a Roma nel 1952. Saggista e critico letterario ha dedicato alla città in cui è nato “Roma è una bugia” (Laterza, 2014). Tra i suoi libri va ricordato il più volte ristampato “La nuova narrativa italiana: travestimenti e stili di fine secolo” (Bollati Boringhieri, 1995). In questa intervista racconta la bugia romana.



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Elena Stancanelli

Elena Stancanelli ci racconta il suo nuovo libro (“La femmina nuda” – La Nave di Teseo) candidato allo Strega e la sua (del libro e di Elena) Roma.




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Camillo Langone

Camillo Langone (nell’immagine ritratto da Enrico Robusti) è noto ai più come un fogliante (una delle vivaci ed affilate penne de “Il Foglio” quotidiano che, che che se ne pensi, ha creato un diverso modo di fare giornalismo in anni di ombra o “effetti copia”) ma ha molte più frecce al suo arco. Quella dell’amore (ricambiato) verso il cibo e quello della pittura che si genera dal sito “Eccellenti Pittori” a cui si è aggiunto “Ritratto Italiano”. E di quest’ultimo – che nel sito viene così definito rispondendo alla considerazione “Perché commissionare un ritratto”: (“Per immortalarsi. Il ritratto pittorico è il mezzo più efficace affinché la propria personalità superi i limiti della vita fisica. Un dipinto a olio è capace di sfidare il tempo al contrario delle immagini tecnologiche, in particolare l’odierna fotografia digitale, inevitabilmente destinate all’obsolescenza”) – vogliamo parlare.




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Boris Pahor

Arriva a Roma – per la Fiera Più libri Più Liberi a parlare del presente con lucidità e con dovere testimoniale a partire dal suo nuovo libro-incontro con dei ragazzi. Boris Pahor ha superato i 100 anni ma la fibra lucida e forte gli permette di ricordare negli anni anche Roma, una città che, timidamente, dice di non amare.

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Graziano Graziani

Giornalista e poeta. Studioso di teatro e conduttore radiofonico. Graziano Graziani in questa intervista si rivela soprattutto romano. Più di altri (dal punto di vista della conoscenza e della frequentazione). E meno di altri (dal punto di vista dell’oleografia e del bozzetto). Grazie (e nonostante) alla scelta di scrivere in dialetto. I suoi “I Sonetti der Corvaccio” (“La Camera Verde”) affrontano con coraggio e vincono sul canone rappresentando un poema che ha la forza di una “Spoon River” insieme universale e stracittadina.

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Philippe Forest

Intervista esclusiva a Philippe Forest su Roma.