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C’era un Natale al cartoccio

C’era un Natale al cartoccio, ricordi natalizi (di Marco de Laurentiis, un lettore, che ringraziamo) tra Pinciano, Sallustiano e Salario in uno scoppiettare di caldarroste.

Per me, il periodo che precede il Natale è denso di ricordi di immagini, suoni, sapori e profumi. Quelli che un bambino, aspettando l’agognata notte dei regali, non potrà mai dimenticare.

Sono cresciuto in una grande casa al centro di Roma, rione Sallustiano. Un pò diverso dagli altri quartieri piemontesi, è forse quello che nelle sue vie più interne, se non venisse tradito dall’imponenza dei palazzi, potrebbe far pensare di trovarsi in una città più piccola della Capitale.

Era la fine degli anni 80 e la passeggiata era quasi sempre la stessa, ma sotto Natale tutto prendeva forme, luci e colori diverse. Per un bambino di 6 anni, ovviamente, l’aria era magica.

A Piazza Fiume la Rinascente sotto Natale, come ancora oggi, era addobbata a festa. Accanto all’ingresso di via Salaria c’era il “castagnaro”: un anziano signore che vendeva le ultime caldarroste della stagione. Veniva dalla provincia con tutta l’attrezzatura, accendeva un fuocherello in un braciere (eravamo al centro di Roma!!) e cuoceva le castagne nel padellone tipico, tondo, piatto, bucato e largo.

L’odore del fuoco di legna per la strada era un richiamo, per due lire mi compravano un cartoccio ed io ero il bambino più felice del mondo. Mi mangiavo le castagne camminando, tenendole stette in mano per scaldarmi. Non so perché, ma nei miei ricordi sotto Natale faceva molto più freddo allora di oggi. Ed era bello così, perché il Natale veniva proprio a scaldare l’inverno.

Un altro ricordo indelebile del mio Natale, quando vivevo in centro, è il Presepe nella chiesa di San Camillo de Lellis.

La chiesa, tra via Sallustiana e via Piemonte, risale ai primi del ‘900 in stile neoromanico con delle incursioni gotiche e sembrava illuminata esclusivamente da candele, poste su imponenti lampadari che pendevano dall’alto soffitto.

Sulla sinistra, circa a metà della navata, c’era il Presepe: le statue erano grandi, c’era un corso d’acqua vera a riprodurre un fiume e l’illuminazione alternava il giorno alla notte: su un drappo bianco posto come sfondo, sole e luna si alternavano su una Betlemme molto “romana”, fatta di osterie, mercati e scene di lavoro, come da tradizione. Lo faceva un frate che pensavo avesse più di cento anni per quanto mi sembrava vecchio, Frà Carmine.

Oggi le castagne non sono più vendute da vecchietti che le portano da fuori Roma, sia loro che chi le vende sono diventati di un’altra nazionalità. Un cartoccio non costa meno di 5 Euro, e non possono che venirmi in mente tutte le cose che si potevano comprare con 10 mila lire nel 1989.

Per fare i regali non è più necessario andare al centro, ci sono tanti centri commerciali altrove. Volendo, non serve più nemmeno uscire di casa perché sul web troviamo tutto e ci viene recapitato con efficienza a casa. Il mondo è cambiato, è un fatto.

Tuttavia può ancora valere la pena farsi un giro nei luoghi del nostro Natale da bambini: mal che vada non troveremo più “il castagnaro” o Fra’ Carmine (ognuno ha i suoi, di questo sono certo), ma riporteremo a casa un po’ della magia che ci siamo persi per strada, magari per raccontarla ai nostri figli.