Categorie
flânerie e viaggetti

Gennaio 2004 – Testaccio

Un altro estratto dal “Catalogo dei suonatori di strada”, musica nelle osterie.





ROMA – Gennaio 2004 – Testaccio

Va bene, qualche volta all’uomo capita di andare in un
ristorante dove propongono cucina romana tipica. Ci si siede e
ci si accorge che accanto c’è una tavolata di una decina di
uomini allegri e chiassosi. Uno ha pure un braccio ingessato a
mezz’aria. Posizione scomoda. È allegro comunque.

Entra un signore con la chitarra a tracolla che comincia a cantare Il
barcarolo romano
. È stonato e non va a tempo. Esegue accordi
sbagliati, tormentando col plettro le corde. Sembra che abbia
una sega in mano e le voglia spaccare in due. Di fronte a una
simile mancanza di talento musicale, gli esseri umani di solito si
dedicano ad altre attività. Costui mostruosamente insiste,
spinto da chissà quale necessità.

L’uomo e tutti gli avventori sono inorriditi. L’allegra tavolata no.
Loro sono entusiasti.
Cantano a squarciagola insieme al posteggiatore che perciò è
incitato a proporre anche alcuni stornelli volgari e alla fine La
società dei magnaccioni
, che manda la tavolata in delirio. Il
braccio ingessato sembra la bacchetta di un direttore
d’orchestra. Tutto quello che mangiano e bevono va subito in
salute. Come Dio vuole, il posteggiatore raccoglie le sue monete
e se ne va.

Incomprensibili sono i giudizi estetici degli esseri umani. I
giudizi morali sono difficili e, in mancanza di conoscenze
approfondite, vanno sospesi.

Dopo un’oretta, come in un film dell’orrore, il signore stonato
si ripresenta. Evidentemente è venuto a vedere se l’allegra
tavolata è ancora lì. L’uomo pensa che è impossibile che in un
altro ristorante della zona il cantante stonato abbia potuto
trovare una simile accoglienza. La tavolata lo saluta come un
vecchio amico e riprende a cantare. Tutti gli altri avventori si
dileguano velocemente.

Di giuseppe dolce

Le canzoni di aka Giuseppe Dolce, cantautore romano, sono ispirate a quello che succede nella vita, a Paolo Conte, a Tom Waits, a Enzo Jannacci, alle canzoni italiane dimenticate, ai blues indimenticabili e alle melodie nascoste tra le corde della chitarra.