Giocare o aver giocato. Il resto del giorno (dei bambini).
Poi restano così i giochi. Al bordo di un cassonetto. Nell’abbandono definitivo. In un per sempre che può essere salvato solo dal riuso degli zingari infelici. Quelli che mai un sorriso, mai una dolcezza per i figli. O una rarità, piuttosto.
Nel frattempo una sola via: recuperare materiale di guadagno e caricarlo su carrozzine sfiancate già da generazioni di figli e trasformate in carrelli della spesa.
Fa impressione vedere riversate in terra le allegre montagne delle camerette come se il gioco si fosse trasferito outdoor e tra le flatulenze. Il segno di un’involuzione che prima è costata pianti e soldi e ora la danno via così. A costo zero e puzza.