Il paradiso al suo posto è sullo Stelvio. “A 48 tornanti dal paradiso. Stelvio, la salita che ti cambia la vita” (ediciclo) è il libro di Stefano Scacchi di cui vi offriamo un’anticipazione in salita e tornanti. Per chi ama le sfide vere, quelle con se stessi, i luoghi e quello che ci ricordano.
La strada per il paradiso inizia con una curva a sinistra. All’angolo c’è un vecchio hotel che conserva i segni di una passata nobiltà. Le persiane sono dipinte con lo stemma di un antico casato e i balconi tracimano di gerani colorati.
Ma l’insieme ha una noncuranza poco altoatesina. Il parcheggio antistante è il ritrovo fisso di moto e camper perché lo spiazzo offre una vista che cattura per qualche secondo ogni viaggiatore. Un’opera di prospettiva naturale lascia intuire i ghiacciai: serviva un richiamo per incuriosire i turisti, con un assaggio di ghiacciai lontani che attiravano come sirene.
Era necessario far vedere, ma solo il minimo indispensabile. Nulla di più. Un ritaglio di neve che, ad agosto come a dicembre, produce lo stesso effetto di una sirena trasferita ad alta quota: affiora in mezzo ai crinali della lunga vallata e ha il magico potere di attrarre.
Basta un’occhiata distratta per capire che la rincorsa vertiginosa, lunga quasi 30 chilometri, custodisce qualcosa di speciale. Da quell’incrocio, se si abbandona il rettilineo che conduce al Lago di Resia e al suo campanile sommerso, comincia la salita più famosa del mondo.
Nessuna anticamera può essere degna di introdurre l’immensamente grande. Nessuna porta può mettere in comunicazione due realtà tanto diverse. Non può farlo nemmeno la strada che devia a sinistra davanti all’hotel decadente.
Solo a distanza di tempo sarà possibile scoprire la verità, e il bivio, così anonimo a prima vista, diventerà l’immagine agognata per mesi da chi imbocca la curva per raggiungere i luoghi delle vacanze. Nonni, genitori e figli che, anche quando fanno ritorno alle loro città, lontane centinaia di chilometri lungo i mille fiumi e mari d’Italia, lasciano sempre una parte di loro all’incrocio dell’hotel decadente, in attesa di curvare a sinistra per alzare lo sguardo e capire se il paradiso è ancora al suo posto.