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Il Quarticciolo gobbo e quagliaro

Quarticciolo. Vi dice qualcosa?




Questa volta siamo al Quarticciolo. Di mattina o di sera non importa. Se fosse giorno o pomeriggio (anche tardo) non potremmo non passare dalla biblioteca e dal bar che le fa da tetto. Dal punto ristoro per la sua bella terrazza. Dalla biblioteca perché ricca di acquisizioni librarie quante altre mai. Un rinnovo continuo e vivo di novità al passo coi tempi dei banconi delle vendite (cosa spesso rara per le comunali).

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Se fosse sera forse saremmo qui per assistere a qualche spettacolo nel contiguo Teatro Quarticciolo, uno dei teatri cosiddetti di cinta (o di periferia), dalla programmazione vivace. Ma potrebbe essere che siamo venuti qui richiamati dalla romanità un po’ ossuta di una cenetta al Quagliaro. Lì, ad un tavolo, attorno alle zampette bruciacchiate di un pollo rimpicciolito a causa di qualche pozione magica. Ma la magia che conosceremo, l’unica, sarà quella del sapore un po’ selvatico e simil-cacciagione della quaglia. Quello della pizza piccola e alta: un genere dimensionale nuovo. Che, ci dicono i proprietari, nasce da un accorto studio della lievitazione e da un ragionamento sano contro l’imperante king size alimentare. Stiamo parlando quindi di digeribilità, di piacere di sederci a tavola senza poi scontare il resto della sera tra canarini e rimedi meno naturali.


Il Quarticciolo (il quarto sta per dire il chilometraggio da Porta Maggiore) deve la sua fama più antica alla Resistenza e a quel Gobbo (Antonio Albano) che ne fu protagonista talvolta discusso. Una figura vicina al socialismo e a Nenni ma anche a una vita di sopravvivenza meno “pura” ma sempre “dura”. La sua vicenda si intreccia con il rastrellamento del Quadraro e le tante avventure che la precedettero e seguirono. A lui è dedicato un film di Lizzani (“Il Gobbo”) con un Pasolini attore piegato per ragioni di copione a un’eterosessualità anche un po’ violenta.

Ma il passo più vicino a noi, che ha rifatto del Quarticciolo un set, è quello della ben confezionata commedia di Massimiliano Bruno “Nessuno mi può giudicare”. Un ben servito spaccato di romanità e multiculturalità, tra risate, amicizia e integrazione. Ma Quarticciolo vuol dire Paolo Di Canio e forse un po’ di lazialità di riserva in una Roma a maggioranza giallorossa.

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Tornando al Teatro-Biblioteca-Bar – e chi più ne ha più ne metta – non possiamo non pensare a questa piccola gemma incastonata in mezzo ai palazzi regolari e massicci che la circondano come a un regalo per un quartiere vitale ma privo di centri aggregativi. Un misto di padiglioni dall’aria tosco-umbra e monoliti littori (edificati negli anni ’30-’40) che ha accolto bene il dono. Lo spazio polifunzionale che il Comune ha messo a disposizione del quartiere rimettendo mano all’edificio dell’ex-mercato coperto anni ’60 (un bel po’ fuori registro rispetto al resto) da anni in disuso, non ha privato queste vie dai nomi pugliesi (in onore della regionalità degli sfollati delle ricostruzioni del centro storico) di un punto di incontro. La piazzetta antistante crepita, infatti, di gente tra negozi di vernici e casalinghitudine come un luogo di incontro e di ripartenze verso il resto del mondo. Un mondo a cui si accede partendo dalla circolare verde – un vero monumento persistente alla Roma sferragliante di una volta – che taglia la Togliatti e la Prenestina. E tutti i confini di questa piccola riserva indiana tra Tor Sapienza e l’Alessandrino. A cui vi invitiamo per una passeggiata diurna o notturna a seconda dei gusti.

Da fare
Mangiare da: Il Quagliaro – Largo Mola di Bari, 17. Tel.06 2521 0875
A teatro al Teatro Quarticciolo

Di roberto carvelli

Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).