Kurt Gödel e le scadenze degli alimenti.
Chi mi conosce sa della mia fissazione per le scadenze degli alimenti. Oddio, fissazione. Diciamo proprio fobia. Sono convinto che i cibi siano scaduti a prescindere e che la data stampata sulle confezioni sia solo una pietosa bugia.
Mi si dirà: ma come? Tu, col tuo appetito? Tu, che vai a mangiare dagli zozzoni nei peggio posti del globo? E vabbe’, come direbbe Whitman: “Mi contraddico? Sì, mi contraddico!”, ma sappiate che quando mangio, con appetito eccetera, sono profondamente convinto che la probabilità di mandare giù cibo avariato sia altissima.
Qualche sera fa non riuscivo a dormire e – come faccio sempre in questi casi – mi sono messo ad ascoltare un po’ di documentari su YouTube. Stavolta ho scelto un documentario biografico su Kurt Gödel, la cui figura mi affascina da quando lessi, tanti anni fa ormai, il celebre saggio di Hofstadter che parla (anche) di lui.
Gödel, lo sapete, è stato uno dei più importanti filosofi del Novecento. Dice: che ha fatto? Ha dimostrato che qualunque sistema di pensiero non è sufficiente a se stesso.
Cioè, per dirla con gli amici al bar, che qualunque sistema di pensiero “non funziona”. Sorprendente no?, perché noi siamo abituati al fatto che le grandi menti dell’umanità, in ogni campo, sono quelle che hanno trovato delle soluzioni. Gödel, invece, è uno che ha detto: signori, abbiamo un problema. È passato alla storia per questo.
Ma non è di questo che volevo parlare. È che l’altro giorno, seguendo il documentario sulla vita di Gödel ho scoperto che lui soffriva di una particolare forma di ipocondria fin dall’infanzia ed era convinto che i cibi che mangiava fossero avvelenati. La cosa raggiunse un tale livello che Gödel divenne anoressico e morì di inedia e denutrizione.
E ho pensato che non ho la testa di Gödel (pur individuando anch’io un sacco di problemi), ma di sicuro non rinuncio a mangiare, pur sapendo che quello che mangio è scaduto. Checché ne dica la data di scadenza.