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flânerie e viaggetti

La grotta con la cartapesta

Natale tempo di presepe. Vi conduciamo per mano al Museo del Presepe. Lì dove si incontrano passione religiosa e modellismo e la vita sembra essersi fermata in una scena di Eduardo.




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Essere o non essere cattolici è dirimente. Su più di un tema. Un poco meno quando si parla di presepe. Ma è un fatto che a un cattolico in senso stretto non può che sollevare perplessità. Come ci racconta il signor Roberto che con la moglie mi fa da guida in questa storia del presepe. Siamo tra il rione Monti e i Fori Imperiali, al Museo Tipologico Internazionale del Presepio “Angelo Stefanucci”, cui si accede dalla Chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta (Via Tor de’ Conti 23, accanto all’hotel).

Si parte dal 1291 e da Arnolfo di Cambio (una copia dell’originale di Santa Maria Maggiore), si passa per il duomo di Colonia e si arriva al culto di oggi. Qualche dubbio “etimologico” sulla Greccio francescana. Ma, al di là delle disamine, per Roberto è da precisate che “il culto è al centro del presepe e fuori di esso tutto il resto è presepiomodellismo”. Così dobbiamo concentrarci sul significato di queste opere a metà tra arte e artigianato. Il punto non è eduardianamente se ci piace o meno ma se ci crediamo oppure no. Se le sacre rappresentazioni (tecnicamente quelle sagome piccole e in piano da appendere) acquistando la terza dimensione abbiano perso il senso originario. Un dubbio che Roberto e signora ci instillano davanti a mattoncini e altri artifici da bricoleur smaliziati.

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Il Museo nasce nel 1967 – grazie all’allora Presidente, e fondatore, dell’Associazione Angelo Stefanucci (figura per cui i due coniugi spendono parole commosse a ricordo) – e ha una superficie di circa trecento metri quadrati. La suddivisione in tre navate, nei locali sottostanti la chiesa, ci dà il senso di un’antichità a substrati confermata anche dal livello ulteriore che si intravede tra le vetrine: la piccola absidiola (VI-VII sec.) con affreschi (riconosciamo l’agnello e poco altro) bisognosi di cura della originaria base protocristiana.




Da trent’anni Roberto e consorte sono qui ad accogliere i visitatori e il punto sembra essere il futuro: “Di certo – spiegano – manca un po’ il ricambio generazionale” ma sulle ragioni è arduo trovare spiegazioni diverse da quel difficile passaggio di consegne della commedia di De Filippo. Finché siamo lì, comunque, si avvicendano persone per acquistare la rivista ufficiale dell’associazione che organizza convegni annuali e partecipa attraverso la rete internazionale a consessi quadriennali. Siamo certi, d’altronde, che in questi giorni molti scenderanno la scalinata ma forse la visita “stagionale” non ridarà quel più di energia che Roberto e signora si attendono per tutto l’anno e per gli anni a venire ed è un peccato (in senso lato).

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Tornando alla mostra raccoglie presepi di tutto il mondo, acquistati o donati dagli autori, per un totale di 3.000 pezzi tra cui figure di notevole pregio storico e artistico provenienti da tutte le regioni italiane e da decine di nazioni (un bellissimo presepe ceko, altri russi bellissimi) che offrono una panoramica ampia sulle varie interpretazioni ed ambientazioni della Natività. Con una galleria di tecniche da primato: cartapesta, terracotta, legno, ceramica, vetro, madreperla, pietra, carbone, panno, marzapane, uova, foglie di mais. Le statue più pregevoli sono siciliane (fatte con piccole conchiglie) e napoletane e datano, rispettivamente, secoli XVII, XVIII e XIX.




Squilla il telefono: 107 alunni attesi per domani. Un nuovo trillo e Roberto è costretto ad un expertise sulle luci di una signora in piena opera. E’ Natale ed è il tempo suo, non c’è dubbio. Mentre si dilunga in consigli rimaniamo incantati a guardare l’incantamento dello “scantato” (in siciliano “spaventato”) del presepio (quelle figure colte nel momento dell’apparizione divina). La lunga sequenza dei doni nelle mani dei tre magi, una pancetta appesa ad essiccare in una capanna di cartapesta. Le mani dei pastori immobilizzate in un atto operoso ma incompiuto. Gli sguardi persi, in basso o in alto, di ogni figura quasi una bilancia sospesa a metà tra divinità e finitezza. Tra fede e incredulità. E ci sembra questo il tema del presepio.

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Museo Tipologico Internazionale del Presepio “Angelo Stefanucci”
Via Tor de’ Conti, 31/a
Ingresso gratuito
Orari apertura.
Dal 25/12 al 6/1:
Feriali: 17.00-19.30
Festivi: 10.00-12.30/17.00-19.30
Tutto l’anno (chiuso agosto): ogni mercoledì e sabato 17.00 – 19.30.

Di roberto carvelli

Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).