“Senza amare andare sul mare” lo strano esordio di Christian Pastore per Frassinelli.
«È vero, siamo spariti dalle mappe. Mi chiedo però se a essere sparita non sia invece la terraferma, come se al mondo non fossimo rimasti che noi su questa nave». Inizia da questa cancellazione, quasi una scomparsa dai radar, il primo libro di Christian Pastore.
Perché se è vero che la crociera ha una sua bella tradizione letteraria – vedi, ad esempio, Foster Wallace – in questo caso gli scali sono venuti meno e ci si domanda – al contrario della tradizione naufraga del romanzo di mare – se mai si rivedrà la terra.
La traiettoria che prende la nave del libro di Pastore sembra destinata al non-realismo e a un respiro europeo, un’ambizione coraggiosa, va riconosciuto, per un esordio. I personaggi sembrano sognati o già scritti da sempre e poi riportati in vita in questo contesto fantasmagorico, cosa che li rende veri seppure non reali. Gravidi di passato ma capaci di futuro. Dunque, partite sul Tituba: «questa nave così grande e definita (…) Monumento funebre e definitivo al postmoderno, nadir del mondo liquido».
Senza amare andare sul mare, Christian Pastore, Frassinelli, 672 p., 15 €