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La solitudine oceanica dello scrittore

“Hemingway” raccontato da Fernanda Pivano per Bompiani Editore per scoprire il maestro della solitudine oceanica.

«Forse era questo a dare, a lui così vulnerabile, la possibilità di ispirare un così totale senso di fiducia: come avviene con un marinaio dopo trent’anni passati sul mare»: scrive così di Ernest Hemingway, «immerso nella solitudine coi suoi mari e le sue foreste», Fernanda Pivano. Non le sfugge la forza del silenzio di chi sa stare da solo.

E chi altro è se non un marinaio solitario il romanziere. D’altronde non era il «principio dell’iceberg» un’altra metafora ispirata che impregnava la sua scrittura: tanto sommerso per un piccola emersione?

Ovvero: conoscere tutto dei personaggi ma lasciarlo in latenza per essere sicuri che qualcosa di molto solido spunti fuori e arrivi al lettore? L’autore Nobel de «Il vecchio e il mare» – per così dire un esperto di abissi anche umani ahilui! – è raccontato in varie tappe d’incontri (Cortina, Cuba ecc.) che ci trasferiscono la lunga frequentazione non solo da lettrice-critica che ebbe la Pivano con una generazione di maestri USA e con questo autore fra tutti.

Hemingway, Fernanda Pivano, Bompiani Editore, 304 p., 13 €




Di roberto carvelli

Founder e direttore di "Perdersi a Roma" collabora con Il Messaggero, il Venerdì e Nuova Ecologia. Ha pubblicato libri di prose, poesie e narrativa di viaggio tra cui "Letti" (Voland), "AmoRomaPerché" (Electa-Mondadori), "La gioia del vagare senza meta" (Ediciclo), "Fùcino" (Il Sirente), "Il mondo nuovo" (Mimesis), "Andare per Saline" (Il Mulino) e "I segni sull'acqua" (D editore).