La Madre Scrofa e Bologna come appaiono ne “La voce del coniglio”, una delle tre sezioni (la seconda) di “False coscienze. Tre parabole degli anni Zero” (Bompiani) di Matteo Marchesini di cui vi anticipiamo l’inizio. Un testo di formazione alla vita, non solo intellettuale. Uno sguardo caustico, un racconto piano, senza trucchi e non consolatorio.
Mentre toglieva dal fuoco la cuccuma traboccante di caffè nero, Pietro si girò verso la finestra lasciando vagare lo sguarÂdo sulla lunga teoria dei tetti d’arenaria che divideva via Guerrazzi da via FonÂdazza. Il cielo sembrava premere contro i comignoli scrostati e le tegole spaccate dal sole su cui barcollava qualche piccioÂne grasso e zoppo. Da molto tempo, forse due anni, forse cinque o dieci, non aveva piĂą fissato quella inquadratura essenziale alla sua vita di liceale, di studente univerÂsitario e di scalcinato dottorando senza borsa al dipartimento di italianistica.
Gli passò in testa una rapida immagine del se stesso di allora che percorreva via ZamÂboni tra scalinate, cortili improvvisi, vicoli luridi di piscio e di carta macerata verso i giardini del Guasto: il passo di svelta marcia, un quaderno sempre stretto nella mano destra. In questi quaderni, che conÂservava ancora, aveva appuntato metodiÂcamente negli anni tutte le osservazioni sulla cittĂ o sui propri conoscenti che gli sembrassero poter assumere un significaÂto in qualche modo universale: zibaldone nervoso e scabro, dato che non possedeÂva l’energica genuinitĂ necessaria a tenere un diario.
Guardò le dita della sua mano mentre stringevano la zuccheriera e si chiese se giĂ a quei tempi, quando sedeva lì muto all’alba ad aspettare la colazione, fossero così pelose e pingui, e in che miÂsura possedesse un decennio prima quel fisico tozzo ma vigoroso, quella zazzera di riccioli nerissimi ben fusa nella peluria appena piĂą rada che proseguiva sulla nuca e sul collo, sul torace e sulla schiena senza soluzione di continuitĂ fino ai malleoli, quella voce squillante e metallica come una campana d’alpeggio.
Per quanto straÂno possa sembrare, aveva ben presente il proprio corpo di bambino e di adolescenÂte, ma non ricordava nulla del resto, come se avesse cancellato la figura del graduale cambiamento di pelle negli anni della vita adulta. Per misurare il suo aumento di peso e la stempiatura, comunque, sarebbe bastato scorrere l’ultimo album allineato da sua madre nello sgabuzzino.
La voce invece era conservata soltanto nell’archiÂvio della radio per cui da dottorando teÂneva una rubrica settimanale sulla poesia. Sistemò le due tazze nel vassoio, versò il caffè e camminò fino al soggiorno con una posa troppo disinvolta e quindi un po’ goffa, come quella che aveva notato in cerÂte cameriere del sabato sera nei nuovi pub dei Navigli. Ecco Madre Porcina, pensò mentre la donna tentava di rigirarsi sulla poltrona per vederlo arrivare e strascica va penosamente la gamba contro la lastra di vetro del tavolino.
Ecco qua la Mater Matuta e Magna, la Madre Scrofa, l’AniÂmale Antropomorfo. Ci avevano scherÂzato insieme, al telefono: ma adesso, in quel faccia a faccia che durava da piĂą di un’ora, non riusciva a fissare nĂ© l’armatura d’acciaio che le serrava la coscia nĂ© quaÂlunque altra parte del corpo di lei che non confinasse con un’estremità – un’unghia, un alluce, il profilo del naso. Dettagli, e dettagli lontani dal centro di sua madre, ultime propaggini in cui il sangue arriva va indebolito come da una risacca, e che forse avrebbero potuto sopravvivere da sole, lisce e diafane, simili ad addobbi carÂnevaleschi.
Invece il grande addobbo era lei, era quella sua coscia bianca e imbolsita a rischio d’embolo che ospitava il femore suino. Madre Scrofa, Madre Magna, Maialessa. Si scopriva in preda alle piĂą assurde superstizioni, guardandola di sfuggita, si sorprendeva a cercarle gli occhi iniettati di sangue o il mento grufolante o un sorriÂso di triste ferocia. L’avrebbero cambiata pezzo per pezzo, questo diceva lei. E PieÂtro cancellava la frase dalla mente come si rigetta indietro un abbraccio che soffoca.
COPY Bompiani / Giunti Editore spa