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Mediterraneo di Daniele Piccini

Mediterraneo di Daniele Piccini è la poesia che vi offriamo dall’ultimo numero de “l’immaginazione”, il 307, per Manni editore.

Mediterraneo
di Daniele Piccini

Quando la vidi ai bordi della notte
aveva gli occhi appuntiti e severi
di chi ha traversato ogni altra nenia.

Di case e di torrenti dell’infanzia
restava un’ombra incerta ed appassita
ai lati dello sguardo fatto fisso.

“Non per me parlo, diceva ostinata,
io sono persa insieme a quella che
da me ebbe il latte e il tepore di un nido.

Per me è perduta ogni via di ritorno
e solo bramo la notte e la pace
che stende su ogni cosa, anche su noi

che pace non abbiamo e non avremo
mai più fino che luce ci colpisce.
Mai più. Parlo per quelli che mi sono

fratelli, non di sangue né di stirpe
ma di specie: più tardi quando è nota
l’enorme vacuità dello sperare

dall’uomo un che di umano, nulla resta
possibile volere, non la morte,
non la vita: li prego che non credano

di trovare nell’uomo umanità,
le bestie l’hanno a volte per istinto
altri l’hanno dispersa dividendo

l’umano in numeri, in algebre, in calcoli.
Quelli che votano e quelli che muoiono,
la carne da saziare contro quella

da far andare a male, oscura stella
della viandanza, come se per scelta
si nascesse all’andare, al turbinare…”.

Vorrei accarezzarla nei pensieri
che nutre intirizziti, farla volgere
ad altro, alla scrittura sulla sabbia.

Nessuno ti condanna, non il frutto
defunto del tuo ventre… Ma desiste
la voce nel guardarla, nel trovarla

madre materna, sempre dolorosa,
che ci insegna a pregare dove tutto
abbiamo noi perduto, mentre in lei,

tra i poveri per cui geme la terra,
ancora il mandorlo trema di dure
beatitudini fatte ora presenti.

Daniele Piccini è filologo e poeta. Docente universitario e critico letterario, è autore di varie raccolte di versi.