Una recensione di “Merci patron!” e insieme del Cinema Farnese. Alè!
Lo so che dico una cosa impopolare ma faccio fatica ad adorare Campo De’ Fiori. Penso al povero Giordano Bruno in mezzo a sgraziati turisti in preda alla fame o all’ormone tra tovagliette a quadrettini bianchi e rossi e mercato di paccottiglia che “suona italiano” ma italiano non è.
Mi sento talvolta mancare.
Meno male che pochi passi più in là, in Largo dei Librari, insiste e resiste Filetti di Baccalà. Ultimo scampolo di una romanità sempre più diluita. La romanità, questa sconosciuta.
Mi ricordo di un pomeriggio passato in albergo a guardare “Campo de ‘fiori” film del ’43 con Magnani, Fabrizi e Peppino De Filippo.
Che poesia era la piazza in quel film! Ed essendo stato girato in esterni realmente nella piazza non ci sono dubbi che fosse davvero così. Va beh sono passati 74 anni per forza oggi è altro da sé. Qualunque cosa sia diventata.
Però due elementi importanti non mi fanno buttare Campo de’ Fiori giù dalla torre.
Uno è la Libreria Fahrenheit, luogo di pellegrinaggi pomeridiani e ore passate nel suo piccolo interno desiderando e anche comprando e sempre sperando di ritrovare questo fortino della cultura sempre lì, al suo posto.
Il secondo è, ça va sans dire, il Cinema Farnese. Un sogno ad occhi aperti per i cinefili locali, una dolce scoperta per i turisti che osano andare oltre i Musei Vaticani e la carbonare a caccia di un film di qualità nella loro lingua.
Il giorno Primo Maggio ero in giro per la città con un amico toscano dei tempi dell’università che si trovava per caso a Roma. Passeggia qua e passeggia là fra rovine, bellezza e decadenza finiamo in Campo de’ Fiori. Fiumana di esseri umani e mercato molesto da copione ma non mi sento così infastidita.
Anzi, vedo che al sopracitato Cinema Farnese alle 18.30 ci sarà la prima di un documentario francese in lingua che suona molto interessante e molto a tema con la Festa dei Lavoratori.
Il mio amico riparte verso le 17. Il pensiero di andare al Concertone fra bottiglie e rotte e erbacce quest’anno proprio non mi sfiora. Non ho più l’età, o almeno non ce l’ho quest’anno.
Torno invece in Campo de’ Fiori e guardo con enorme piacere in un crescendo di suspense “Merci Patron!” il documentario francese contro Bernard Arnault il magnate a capo del colosso del lusso LVMH.
Una storia vera che più vera non si può in una Francia eternamente sospesa fra ricchezze insensate e poveri sull’orlo del baratro. Intanto guardatevi il trailer.
Il protagonista Ruffin, giornalista della rivista francese Fakir, è un sublime Robin Hood contemporaneo che con astuzia e molto molto coraggio riesce a prendere per il naso niente meno che Arnault (nella vesti ovviamente dei suoi collaboratori) salvando dal baratro un’intera famiglia.
Moglie e marito ex operai tessili entrambi licenziati dal gruppo LVMH causa delocalizzazione in Bulgaria erano ridotti alla fame e stavano per perdere la casa. Ma grazie al piano di Ruffin, col sostegno di alcuni sindacalisti e degli altri giornalisti di Fakir, riescono a salvare la casa e trovare lavoro (a tempo indeterminato!) in un supermercato almeno per lui.
Ma non vi racconto come ci riescono, guardatelo!
Una storia di lavoro vera col lieto fine vero. Che potevo desiderare di più per il Primo Maggio?
Il sito di FAKIR è questo http://www.fakirpresse.info/http://www.fakirpresse.info/