“Caro 2017” ovvero qualche modesta richiesta all’anno che verrà.
Caro 2017,
metticela tutta, prova a darci un mondo in cui la politica ci semplifichi l’esistenza e la letteratura ce la complichi, in cui a nessuno venga in mente di dire che Kafka è “carino” e la Tregua di Primo Levi “intrigante come un noir”, in cui nessuna persona di successo si vanti di non aver mai letto un libro, in cui chi legge non si senta superiore a chi non legge, in cui nei libri si cerchino ragioni di vita e non solo le battute di un infinito cabaret, in cui la intelligenza sia definita come “capacità di mantenere una qualche coerenza tra ciò che si dice e ciò che si fa”, in cui non si allarghi la sproporzione tra parole e realtà, in cui nessuno si permetta di accusare di buonismo “Imagine” di John Lennon, in cui la cultura non sia strumento di carriera e di potere ma un modo di essere più libero e immaginativo.