Resistenza romana. Roma ’43-44. L’alba della Resistenza (bordeaux edizioni) di Sergio Gentili e Aldo Pirone, con il contributo introduttivo di. Carla Nespolo Ve ne offriamo un estratto.
Via Rasella, Regina Coeli, l’hotel Flora, piazza Barberini, via Tomacelli, la stazione Termini, Tor Pignattara, Centocelle, Quarticciolo, Gordiani, Tiburtino, Pietralata, Ostiense, Ottavia, Monte Mario sono i luoghi più conosciuti della resistenza militare prima e della guerriglia partigiana poi. Questo libro è il racconto di un’epopea di lotta popolare e partigiana.
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Nasce la Resistenza
A capire subito che le truppe tedesche si sarebbero tramutate in truppe d’occupazione e che bisognava combatterle, furono le forze antifasciste.
In particolare lo compresero i comunisti, i socialisti e gli azionisti che pensarono di formare, fin dalle prime trattative per l’armistizio, squadre militari, anche se in quel momento prive di armi. Il 5 settembre, Luigi Longo aveva passato in rassegna sul Lungotevere gli acerbi e generosi combattenti comunisti pronti per la lotta partigiana.
La sera dell’8 settembre, Longo, Trombadori, Forti e Boccanera, presero in consegna un carico d’armi dal gen. Carboni e lo portarono in alcuni nascondigli: nel museo dei Bersaglieri a Porta Pia, nei locali del barbiere Rosica di via Silla, nell’officina di biciclette della famiglia Collalti a via del Pellegrino e nell’officina meccanica di Umberto Scattoni in via Galvani.
La reazione di soldati e civili all’occupazione tedesca fu immediata. Infatti, mentre la maggioranza dei soldati e dei reparti, lasciata senza ordini e nella confusione, si sbandava, altri reparti, investiti dall’attacco tedesco, decisero di resistere e reagire per difendere se stessi e la capitale. Quei soldati non si trovarono soli ma poterono contare sulla generosa solidarietà e partecipazione armata di molti antifascisti.
Anche se Roma era stata per vent’anni il palcoscenico delle adunate “oceaniche” a Piazza Venezia, su cui il dittatore riversava i suoi teatrali e pericolosi discorsi, non tutte le coscienze erano state intimidite, offuscate e manipolate dalla propaganda fascista.
Anzi, per molti era ancora vivo il ricordo della lotta contro le squadracce fasciste nei primi anni Venti e la vigorosa protesta popolare contro l’assassinio di Giacomo Matteotti.
L’occupazione di Roma non fu come bere un bicchiere d’acqua. «Il grano è maturo, Alarico subito», questo fu il messaggio in codice trasmesso a tutte le truppe tedesche alle 20.20 della sera dell’8 settembre. Era l’ordine di impadronirsi dei nodi strategici nella penisola attaccando le forze armate italiane. Il piano era stato predisposto da tempo. A Roma i primi duri scontri si accesero a ponte della Magliana, poi all’Eur, alla Montagnola, sulle vie consolari e, infine, a Porta San Paolo e alla stazione Termini.