Stasi, più che viaggetto, a piazza Cavour, ma servita in salsa perecchiana.
“Ci sono molte cose a place Saint-Sulpice, ad esempio: il municipio, un ufficio del Ministero delle finanze, un commissariato, tre caffè di cui uno è anche rivendita di tabacchi, un cinema, una chiesa (…)”. Inizia così “Tentativo di esaurimento di un luogo parigino” di George Perec che la Voland ha mandato in libreria in una edizione curatissima che si deve alla triplice competenza di Alberto Lecaldano: passione, organizzazione, traduzione.
Sapientemente annotato e corredato da materiali grafico-fotografici, il libriccino di Perec trionfa nella sua geniale idea di letteratura geografico-situazionista. Per me che lo leggo in una fredda sera di febbraio, TELP – questo l’acronimo con cui lo scrittore francese sintetizza il suo progetto di racconto di un luogo – finisce per suggerirmi il medesimo esperimento in un topos romano conveniente all’adattamento. Lo trovo in piazza Cavour: per sottrazione (e in una delle indimenticabili nevicate romane). Anche qui un cinema, l’Adriano (che reca ancora la vecchia insegna di teatro), una chiesa, quella valdese, tabacchi e bar in un numero congruo. Se sostituiamo l’ufficialità con il palazzaccio e altri uffici siamo in un luogo equivalente.
Il Palazzaccio, come chiamano i romani il Palazzo di Giustizia e che da questa piazza ammiriamo nelle sue pur belle spalle, è travertino sontuoso su disegno di Calderini. Viene da qui l’unico scroscio d’acqua della piazza a cui manca una fontana vera e propria avendo scelto il silenzio di una statua come baricentro. Quella “A Camillo Cavour Roma” come recita la didascalia: ed è una vera e propria dedica allo statista tutta trionfante di allegorie. Bisognerebbe raccontare al modo di Perec questo spazio il 14 febbraio 2012 – per gli amanti delle statistiche San Valentino – ore 19,20. Tentare come lui di esaurirlo in un’osservazione. Studiare questa ragazza con una busta di cartone targata Fendi (un regalo amoroso?), considerare il vai e vieni degli avvocati, fissare l’intellighenzia togata che come me sta bevendo un bicchiere (io un traminer) da Costantini (Il Simposio), una delle più antiche vinerie di Roma.
In uno scenario di contenuta decadenza con fondali di viti in ferro battuto gettare uno sguardo, fuori dal vetro, a questo flusso complesso di auto (in questi giorni di una viabilità ancora più tortuosa vuoi per la rivisitazione del percorso vuoi per il rallentamento del ghiaccio). Poi riuscire e guardare la fila dei taxi che avanza a misure precise riempiendo il vuoto lasciato dal collega, silenziosamente come in una mossa di dama. La ragazza che passa con la borsa con il logo Gola, un’altra che dice “dopo undici anni ormai è come se fosse mio fratello”, quest’uomo che attende qualcuno davanti al cinema, altri che non si capisce se saliranno sull’autobus o vedranno un film.
I numeri dei bus: 30, 70, 81, 87, 130, 186, 224, 280, 492, 913, 926, 6N, 7N. La somma fatela voi. Agenzia autonoma per la gestione dell’albo dei segretari comunali e provinciali e la Scuola superiore della pubblica amministrazione locale annunciano un palazzo di cancellate penitenziarie. La piazza sembra una giostra con due giri di macchine: uno interno e uno esterno. La libreria Claudiana dalla vetrina magnanima di consigli di lettura non troppo commerciali. La chiesa Valdese: chiusa ma con un cartello che rimanda a tre appuntamenti per la “Raccolta delle direttive anticipate di fine vita – Testamenti biologici. Lo sportello sarà aperto nei seguenti giorni…” Il culto, dice un altro cartello, è la domenica alle 10,45. Fa pensare – anche se c’è una ragione “protestante”, quella di un quartiere troppo vicino al Vaticano per non sentire l’urgenza di una contestazione – che l’unica chiesa (costruita tra il 1911 e il 1914 su disegno di Rutelli e Bonci) della piazza non sia cattolica e abbia questo aspetto così coloniale. Più in là un’altra libreria, Arion Prati, via Giovanni Pierluigi da Palestrina. Cornetto notte: ma non si chiama più così uno dei rari notturni luogo di ritrovo anni Ottanta. I giardini della piazza sono pieni di bandoni che nascondono lavori. Guardando in alto, sopra il commissariato c’è una casa illuminata da una luce rossa. Eppure viene da immaginare tutto in un bianco e nero di immagini affrettate alla giustizia.
Pochi innamorati in giro, nonostante l’ufficialità della giornata, a parte due ragazzi che pattinano tenendosi per mano sul ghiaccio rimasto. Ed ecco il commissariato di Polizia con l’azzurro dell’insegna e una radio che da una macchina chiusa sparge informazioni nell’aria. L’Associazione mutilati e invalidi di guerra ha sede in un palazzo pentagonale su disegno di Piacentini del 1928 è appena là dietro. Continuando sul marciapiede un altro cartello: Ocular protesis srl. Faranno protesi agli occhi? Boh! Un centro per la formazione permanente dei diplomatici.
“Voglio di’ almeno una mascherina” dice una ragazza passando. Un bar tabacchi. Un’edicola. La terza (o quarta?) banca che conto. Un taxi che passa clacsonando nervosamente. La vecchia insegna di un casalinghi che promette storini per finestre (che cosa sono?) e zerbini di cocco. Non c’è dubbio che le piazze circolari abbiano più fascino e, nel dirlo, penso al derby stracittadino dei pratolini: quelli che amano più piazza Mazzini e quelli che tifano per piazza Cavour (piazza Risorgimento mi sembra più luogo outsider e di passaggio a confine tra Vaticano e Prati).
Piazza Cavour presenta tante vie di fuga. Dalle più larghe come via Cicerone e via Crescenzio fino alle complesse uscite verso il Castello Sant’Angelo di cui qui si dovrebbe dire “una volta qua era tutto prato” e farci così da soli l’etimologia di “Prati (di Castello)” come si chiamava una volta quest’area ora tutta uffici disposti in palazzoni. Se ne può venir fuori anche da via Marianna Dionigi, con più discrezione.
Torno per un momento al libro di Perec, estraneandomi dal passaggio di donne e uomini curatissimi nel vestire, nelle acconciature: “In confronto a ieri cosa è cambiato? A prima vista, sembra tutto uguale. Forse il cielo è più nuvoloso? Sarebbe veramente un partito preso dire che ci sono, per esempio, meno persone e meno auto”. Mi domando se ripetessi questa osservazione anche io cosa cambierebbe. Si potrebbero definire delle leggi? Delle occorrenze? Forse anche voi dovreste provare a esaurire un vostro luogo romano. Scrivere da voi un vostro TELR (basta sostituire una lettera) salvo, con la dovuta umiltà, leggere l’originale come continuo a fare io.
Da fare
Bere un calice all’Enoteca Costantini – Piazza Cavour, 16, tel. 06 320 3575
Comprare un libro alla libreria Claudiana – Piazza Cavour, 32, tel. 06 322 5493
Un caffè o uno spuntino da Mizzica! – Via Lucrezio Caro 14, tel. 06 3208555