Esce nella collana “Ritrovare l’Italia”, “Andare per Saline” (il Mulino) di Roberto Carvelli. Pubblichiamo un breve estratto conclusivo e di commiato finale.
Aveva ragione Cechov: «Se nel primo atto di una pièce c’è un fucile appeso al muro, nel secondo o terzo sarà utilizzato. Se il fucile non viene usato, non dovrebbe neanche starsene lì appeso».
Da quasi trent’anni una fotografia mi osserva da una parete, casa dopo casa, atto dopo atto della mia vita da solo e poi in famiglia. Una stampa in bianco e nero su acciaio di una veduta delle saline di Trapani al tramonto.
Le consuete colline bianche di sale riparate da tegole per proteggerle dalla pioggia, i magazzini per stipare il sale. Non avrei mai immaginato che oggi quell’immagine mi guardasse come una profezia che si autoavvera, una causa che ora trova un effetto nel mio destino-karma.
C’è nel bianco e nelle piane distese d’acqua delle saline qualcosa che mi
riguarda. Da qui questo libro e molte delle cose che senza saperlo ho perlustrato in questi anni di scrittura.
Senza esserne consapevole, ho in questo tempo continuato a guardare alla fascia appena interna al mare e in genere alle distese d’acqua ancora visibili o ormai prosciugate come a un immaginario ricco di stimoli creativi.
Questo fortuito e virale scambio tra terra e acqua, mare e terra, acqua e acqua ha a che fare con un grande amore per il mondo piano delle grandi distese.
Andare per saline, oltre che una fascinazione esplosa in un libro, è quasi una resa dei conti finale con l’influsso di quell’immagine sulla mia vita, il proiettile e anche la pistola di Cechov, come viene ricordata questa legge della narrazione.
Per scrivere questo libro sono stati necessari tanti viaggi e diverse letture, più o meno organiche – il tema saline in Italia non è stato mai forse così perlustrato e sistematizzato –, molte letture spontanee di testi dettate da argomenti legati ai luoghi o a curiosità su di essi, brevi saggi iperspecialistici e localistici.
Nonché una serie di volumi e testi resi disponibili sul web che non sarebbe possibile qui compendiare.
Non sempre è stato possibile o facile reperire informazioni o avere una controprova delle stesse per poter dire il fatidico «buona la prima» del necessario confronto storico. Non posso non citare alcuni autori e testi che hanno trattato il tema in generale e mi hanno consigliato un inquadramento e, talvolta, un metodo.
In particolare, di Jean-François Bergier, Una storia del sale, Venezia, Marsilio, 1984; di Pierre Laszlo, Storia del sale. Miti, cammini e saperi, Roma, Donzelli, 2004; di Mark Kurlansky, Sale. Una biografia, Milano, Rizzoli, 2003; infine alcuni studi di JeanClaude Hocquet.
E ora è davvero tutto.