Stra-dà 2 – Allungamento della vita: fotografia di Vincenzo Gentile su testo di Giuseppe Dolce.
Stra-dà 2 – ALLUNGAMENTO DELLA VITA
Se avesse avuto l’intenzione di capire chi ero e dove andavo.
Intanto fatti una doccia, poi ne riparliamo.
Il problema tuo è che non hai paura di niente, mentre un po’ di paura allunga la vita.
Eh, sì: il pomeriggio sì sì sì.
Non voglio avere problemi quando lavoro.
Che voleva sapere?
Se sbagli, sbagli e impari: è quella la cosa bella.
Alla fine siamo tutti egoisti: è nell’essere umano.
Mio fratello! Sai che ha detto mio fratello?
Guarda che io senza occhiali non ci vedo.
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Uno stra-dà, o audiodada, è una composizione poetica che adatta le regole di Tristan Tzara (vedi: “Come si scrive una poesia dada”) alla vita di strada. È un dada di strada.
Le regole dello stra-dà sono le seguenti:
1) ci si ferma in un luogo affollato con un taccuino in mano, un cellulare o qualunque altro mezzo atto a prendere nota;
2) si ascoltano le parole pronunciate dai passanti in dialogo tra loro o al telefono e si annotano;
3) raggiunte le dieci frasi (valgono anche il brandello di frase e la singola parola), si chiude la raccolta e ci si allontana dal luogo in cui ci si era fermati;
4) si ordinano le dieci frasi nel modo che si ritiene più adatto, tenendo conto della possibilità di considerare l’ordine spontaneo di raccolta come il più perfetto;
5) si intitola lo stra-dà prendendo spunto da una delle dieci frasi raccolte.
6) rispettare pedissequamente le regole dello stra-dà non è nello spirito dello stra-dà.