La New York n.60 di chi corre. Una mappa della Grande Mela per runner nella maratona targata 2018.
La New York n.60 di chi corre
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La New York n.60 di chi corre. Una mappa della Grande Mela per runner nella maratona targata 2018.
Un manipolo di podisti si aggira alle prime luci della Nomentana nella vecchia villa del Duce. Silenziosi. Concentrati. Allungano lungo i vialetti di Villa Torlonia. Murakami Haruki in “Hashiru koto ni tsuite kataru ni boku no kataru koto” (ma sì, facciomola semplice: “L’arte di correre”, Einaudi) li avrebbe definiti in meditazione costante. ChissĂ quali sono i loro mantra, ci chiediamo, se, come scrive Murakami, ognuno per arrivare alla fine della maratona ne deve avere uno (anche alla fine della giornata, sia chiaro).
Citiamo dall’autore giapponese e dal suo libro autobiografico: “Tra i concorrenti ce n’era uno che per tutta la corsa, dall’inizio alla fine, rimuginava su un motto appreso dal fratello (un maratoneta anche lui): Pain is inevitable. Suffering is optional. Quello era il suo mantra. Il dolore non si può evitare, ma la sofferenza è opzionale. Supponiamo per esempio che correndo uno pensi: «Non ce la faccio piĂą, è troppo faticoso». La fatica è una realtĂ inevitabile, mentre la possibilitĂ di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo. Crediamo che queste parole riassumano alla perfezione la natura di quell’evento sportivo che si chiama maratona”. Buona giornata! Faticosa o meno! Opzionale o no che sia!