Continua il mio diario del Baobab. Questa volta è un diario fotografico. Racconta la cena dopo il Ramadan attorno alle tende di via Cupa e quelle affiancate al muro del Verano sulla Tiburtina.
Continua il mio diario del Baobab. Questa volta è un diario fotografico. Racconta la cena dopo il Ramadan attorno alle tende di via Cupa e quelle affiancate al muro del Verano sulla Tiburtina.
Roma e il glicine: una piccola galleria fotografica.
Da quando vivo a Roma (ed ho sempre vissuto in centro) non mi è mai mancata la natura. Sarà perché i parchi sono tanti o perché l’erba (‘l’erbaccia’) cresce rigogliosa e indisturbata ai piedi delle mura aureliane o nel dissesto dei marciapiedi. O sarà perché l’odore della primavera ti entra all’improvviso nelle narici sfidando lo smog. E alzi gli occhi e sulla tua testa pende una pioggia di fiori.
I fiori che penzolano dalle mura circondanti i villini romani sono di diversa foggia e odore ma in questo post fotografico vorrei ricordare un fiore il cui nome è anche un colore. È il glicine un trionfo visivo di viola verde e blu che per semplicità definiamo ‘lilla’. Il nome scientifico è Wisteria ed è importazione dei viaggi inglesi nell’estremo Oriente – Cina (lì la chiamano zi teng, vite blu) e Giappone – del 1816 (l’esemplare più antico si trova a Londa a Kew Garden). La parola Italia glicine deriva dal greco glikis che evoca la dolcezza del suo profumo. I suoi fiori simboleggiano amicizia, longevità ma pure gli amori turbolenti di questa stagione primaverile. Per i giapponesi significano preghiera ed equilibrio.
Ho scattato per voi delle immagini in giro per la città. Queste.
Un compleanno alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna, un modo allegro ma anche serio di festeggiarsi alternativamente (nella foto, “Atleta che lotta con un pitone” di Frederic Leighton, 1877).